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L’evoluzione dei modelli per seconde e per terze



Mentre le melodie a picco si sono sviluppate per consolidamento interno, le melodie orizzontali si sono evolute sostanzialmente per estensione. I modelli a intervallo unico si sono dilatati verso l’alto e verso il basso, concedendo la presenza di affissi prima soltanto occasionali. Il processo è quindi continuato con l’acquisizione di parti sempre maggiori dello spazio musicale.
Un esempio classico della transizione da un modello per seconde a intervallo unico a un modello per seconde a doppio intervallo è dato da due successivi stili tra i più antichi, con cui i sacerdoti indiani cantavano i testi sacri dei Veda. Prima dell’era cristiana il canto aveva soltanto due note o tonalità: una più alta e una più bassa, e la loro successione legata. Quest’ultima si è trasformata in una terza nota che discendeva da un tono o da un semitono più alto senza mai cadere sulla tonalità più bassa per evitare uno sgradevole salto. Adattamenti analoghi si ebbero un po’ ovunque. Il processo di ampliamento dei modelli originari a intervallo unico è frequente nella storia della musica più antica, l’aggiunta di una 3° nota alle 2 già in uso. Ma non si tratta soltanto dell’introduzione di un motivo più complesso una spiegazione di questa aggiunta si potrebbe trovare nella lunghezza estenuante delle cantilene, gli affissi se collocati nel posto giusto altro non fanno che accrescere il nucleo originario. Un nucleo per terze può essere ampliato con l’aggiunta di un’appendice formata da una seconda, da una terza o da una quarta, ma la forma di melodia per terze a doppio intervallo viene definita fanfara o anche melodia triadica. Triade è un accordo di 3 note simultanee, una di base e le altre in ordine decrescente di importanza, ma è un termine che induce ad errore poiché si riferisce all’anatomia tonale senza tener conto della fisiologia. Nella fisiologia tonale vi è la ricerca della nota che costituisce il centro di gravità e quello dei due intervalli ai quali è assegnato il potere e l’influenza maggiore, la fisiologia reclama una risposta a 2 questioni importanti: quale sia la nota principale e quale dei due intervalli il più importante. Dobbiamo individuare la nota iniziale, quella finale e se è possibile le cadenze interne, dobbiamo anche ricorrere alla statistica contando quante unità di tempo siano assegnate a ciascuna delle 3 note che formano lo scheletro di una melodia e ai loro infissi se ve ne sono. Un raffronto tra nota iniziale e quella finale in associazione col metodo statistico difficilmente ci porterà fuori strada. L’esigenza di espandere la gamma e di conservare però al tempo stesso il medesimo intervallo fondamentale può essere tanto sentito da costringere i cantanti ad accrescere la loro doppia terza con l’aggiunta di un’altra terza o quarta in alto o in basso. Così facendo creano delle catene di triple, quadruple o quintuple o sestuple o persino quarte triple o quadruple. Sachs le definisce catene e non scale in quanto una scala è un tutto organico in cui ogni singola nota ha una sua funzione, principale, mediana e così via. La catena in questione non è organica ma una concatenazione disorganica di intervalli simili, e sottolineo simili non identici in quanto le terze di una catena sono ora maggiori ora minori al fine di formare ogni due una quinta perfetta.
Le terze quintuple o sestuple sono esclusivamente europee. Le terze quadruple e le più rare successioni per terze sono originarie dall’Europa e dall’Africa bantu. Europa e Africa associate nella preferenza che accordano alle terze sia nella melodia che nell’organizzazione degli accordi, sono state separate da una specie di cuneo formato da melodie per quarte provenienti dall’Asia e dal mediterraneo. Gli infissi in tutto ciò venivano usati per dividere a metà le terze maggiori lasciando intatte quelle minori.
Una combinazione tra forma autentica e forma plagale si presenta nei canti sciamanici del Messico, gli indiani hanno ceduto all’influenza dell’uomo bianco. L’eliminazione dell’influenza dell’uomo bianco è confermata dal frequente ricorrere di ottave triadiche nei canti degli esquimesi copper.

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