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Il costo del capitale



Il valore economico di un bene dipende sostanzialmente da 3 fattori:
I benefici che è atteso generare nel futuro, misurati da futuri flussi di cassa; in  prima approssimazione:
se oggetto di calcolo è il prezzo di un titolo o il valore complessivo del capitale proprio  ->  flusso di dividendi o flusso di cassa disponibile per l’azionista;
se ha per oggetto il capitale complessivamente investito in una data iniziativa  ->  flussi di cassa operativi che l’iniziativa è attesa generare.
valore finanziario del tempo, espressi dal tasso di attualizzazione (refrattario a una quantificazione oggettiva) che:
ha natura di costo opportunità del capitale: misura il rendimento a cui si rinuncia investendo il proprio denaro in un’attività piuttosto che in un’altra avente analoghe caratteristiche di rischiosità.
la scelta di tale tasso deve essere coerente con la natura del flusso di cassa da attualizzare: (flusso da scontare  ->  saggio di sconto)
flusso di dividendi  ->  costo opportunità del capitale proprio
flussi di cassa operativi  ->  costo opportunità del capitale investito (a prescindere dalla provenienza) o costo medio ponderato del capitale
Flusso di interessi passivi:  ->  costo opportunità dei debiti di finanziamento (La stima di quest’ultimo, al contrario degli altri 2, non presenta particolari difficoltà, in quanto si identifica con il tasso di interesse corrente di mercato per categorie di debiti confrontabili).

Rendimenti e costi
Il tasso di attualizzazione mediante il quale determinare il valore del capitale investito può derivare da un ragionamento condotto dal lato dell’attivo come rendimento di impieghi alternativi che presentano lo stesso rischio operativo, sia sul lato del passivo, come costo delle fonti di finanziamento utilizzate (media ponderata del costo delle singole fonti di finanziamento: costo medio ponderato del capitale)

Il costo medio ponderato del capitale o costo del capitale investito (K): E’ una media dei costi delle varie fonti di finanziamento, pesati in base all’incidenza di ciascuna fonte sul totale:
K = KE · W/V  + in · D/V
KE = costo del capitale proprio; E’ il parametro più difficile da stimare.
in = costo dei debiti finanziari al netto del “risparmio d’imposta”; E’ il tasso corrente di interesse i, al netto delle imposte sul reddito della società, che l’impresa paga sui debiti di finanziamento. [il costo del debito deve essere espresso al netto del beneficio fiscale connesso alla deducibilità dall’imponibile fiscale degli interessi passivi]
 ->  in = i (1-t) dove t è l’aliquota fiscale sul reddito societario. 
W = valore economico del capitale proprio; D = valore ec. dei debiti di finanziamento; V = valore ec. del capitale investito (V = W + D)
W/V e D/V: incidenza del cap.proprio e dei debiti finanziari sul totale delle fonti. I “pesi” rispecchiano la struttura finanziaria dell’impresa e dovrebbero essere calcolati in base ai rispettivi valori economici (che supponiamo equivalenti ai loro valori di mercato) e non in base ai valori di bilancio (anche se nella pratica non è infrequente il ricorso ai valori contabili).
CAPM (“Capital Asset Pricing Model”).
Analisi rischio- rendimento.
r = r0 + P
r: rendimento atteso da un impiego rischioso (tipicamente investimenti in titoli azionari)
r0: rendimento di investimenti privi di rischi (può essere stimato con relativa facilità, con rif.ad es ai titoli di Stato a breve)
P: premio per il rischio (sia operativo che finanziario) da apportare a tale rendimento “base” per tenere conto del rischio. 
 Premesse del modello (ipotesi):
mercato finanziario efficiente, nel quale tutti gli operatori dispongono  delle medesime informazioni e tutte le informazioni rilevanti si riflettono sulle quotazioni dei titoli.
Atteggiamento di avversione al rischio da parte degli investitori.

Tratto da FINANZA D'IMPRESA di Alessia Chiovaro
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