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Diversificazione e riduzione del rischio di portafoglio


Aumentando il n° di titoli in portafoglio:
Diminuisce il peso di ciascuno di essi e dunque anche l’influenza sulla performance complessiva del portafoglio.
Gli impatti favorevoli e sfavorevoli prodotti dalle diverse tipologie di rischio sui singoli titoli tendono a compensarsi tra loro
L’operatore che investe in un gruppo diversificato di titoli non è tanto interessato al rischio del singolo titolo, quanto invece al contributo apportato alla variabilità dell’intero portafoglio nel caso in cui vi sia aggiunto.
I titoli non sono perfettamente correlati tra loro per cui è possibile che se, uno di essi non è in grado di remunerare gli investitori secondo le attese, gli altri, o almeno alcuni di essi, seguano un andamento diverso, fornendo una copertura altrimenti inesistente.
E’ ovvio però che non è possibile azzerare completamente il rischio che l’investitore sostiene. Infatti, il rischio complessivo che grava  su un’attività risulta dall’azione di diversi fattori.
Alcuni di essi sono fattori specifici, cioè riguardano solo quella determinata attività. Tali fattori possono essere eliminati attraverso opportune strategie di diversificazione, poiché tendono a neutralizzarsi componendo portafogli formati da più titoli. Per tale motivo, il rischio a essi legato è definito rischio diversificabile, rischio specifico o rischio non sistematico.
Gli altri sono fattori comuni che agiscono cioè contemporaneamente su un determinato numero di titoli. Essi tendono a influenzare tutte le attività finanziarie e non possono essere eliminati per mezzo della diversificazione. Il rischio a essi legato è definito rischio sistematico, rischio non diversificabile, rischio di mercato.

La diversificazione, in sintesi, è alla radice della differenza tra lo scarto quadratico medio di un singolo titolo e lo scarto quadratico medio di un portafoglio (o di un indice). Nel lungo termine, se gli investitori hanno aspettative razionali, un portafoglio opportunamente diversificato risulta influenzato solo dal rischio non diversificabile, che è di conseguenza l’unico che gli investitori si attendono di vedere remunerato.
Qual è la misura opportuna del rischio da utilizzare quando oggetto di analisi non è il rischio di un singolo titolo ma il contributo fornito dal titolo al rischio complessivo di un portafoglio di attività finanziarie? Sicuramente non la deviazione standard di un singolo titolo, poiché considera il rischio dell’attività come a sé stante, senza porla in relazione con altre.
Per giungere all’identificazione di un indice migliore è dunque necessario considerare la covarianza esistente tra i rendimenti delle attività di un portafoglio diversificato.

Analisi del rendimento e del rischio di portafogli.
Il rendimento atteso di un portafoglio è dato dalla media ponderata del rendimento atteso delle singole attività finanziarie contenute nel portafoglio. In un portafoglio contenente N attività la cui incidenza relativa è indicata con la lettere X, il rendimento atteso del portafoglio, Rp, è:
rp= XArA + XBrB + … XNrN
Invece lo scarto quadratico medio determinando ponderando lo scarto quadratico medio delle singole attività detenute in portafoglio non è la misura corretta del rischio di portafoglio. E’ necessario considerare la covarianza esistente tra i rendimenti delle attività incluse in un portafoglio diversificato.

Tratto da FINANZA D'AZIENDA di Alessia Chiovaro
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