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Chlamydophila Psittaci


È l'agente eziologico della psittacosi (febbre dei pappagalli), che può essere trasmessa all'uomo. Il patogeno si può trovare nel sangue, nei tessuti, nelle feci e nelle piume dei volatili infetti. L'infezione si verifica tramite il tratto respiratorio, dal quale i batteri si diffondono alle cellule reticoloendoteliali del fegato e della milza. I microrganismi si moltiplicano in queste sedi, provocando necrosi tissutale, come risultato della batteriemia vengono disseminate infezioni ai polmoni e ad altri organi; si causa quindi una risposta infiammatoria negli spazi interstiziali e alveolari. Si osservano edema, infiltrazione di macrofagi, necrosi e, a volte, emorragia. Nei bronchioli si sviluppano "tappi mucosi", che possono causare cianosi e anossia. I batteri possono trasmettersi all'uomo mediante inalazione di escrementi essiccati, urina o secrezioni respiratorie di volatili contagiati. La trasmissione da uomo a uomo è rara. La patologia si manifesta con cefalea, febbre, brividi, malessere e mialgia; nei casi non trattati possono verificarsi encefalite, convulsioni, coma e morte. Complicazioni sistemiche portano a cardiopatia, epatomegalia, splenomegalia e cheratocongiuntivite follicolare. La psittacosi si diagnostica sulla base di reperti sierologici e si tratta con doxiciclina o macrolidi.

Tratto da MICROBIOLOGIA MEDICA di Salvatore Volpe
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