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Termoterapia: cenni storici

TERMOTERAPIA: CENNI STORICI


La TERMOTERAPIA è quella terapia strumentale che mira ad ottenere effetti terapeutici mediante l'utilizzo del calore.
Il calore è una delle forme di energia esistenti in natura e può originare dalla trasformazione dell’energia, meccanica, chimica,  elettrica o luminosa.
L’impiego del calore per il trattamento di svariate patologie ha origini assai remote.
Ippocrate fin dal IV secolo A.C. raccomandava l’uso di bagni caldi nei soggetti affetti da paralisi e proprio ad Ippocrate dobbiamo l’aforisma: “Dammi il potere di provocare la febbre e io sarò in grado di curare ogni malattia”. Anche Celso, in epoca romana, prescriveva  bagni caldi per la cura di dolori articolari, isteria, idropisia,  e malattie renali. 
Fu un ignoto medico giapponese il primo ad impiegare, nel XVII secolo, per la cura della sifilide, artrite e gotta, il rialzo febbrile indotto artificialmente con mezzi fisici sotto forma di bagni alla temperatura di 45-54°C, che portavano la temperatura corporea ad almeno 39°C. 
In tempi più recenti si è pensato di provocare un rialzo termico in tessuti affetti da forme neoplastiche.
Dobbiamo a Busch, nel 1866, la prima relazione “scientifica” sugli effetti del calore sui tessuti tumorali, avendo egli potuto casualmente osservare la scomparsa di un sarcoma dopo le violente puntate febbrili provocate da una erisipela sostenuta dallo streptococco piogene.
Partendo da questa osservazione Coley nal 1893 mise a punto, con buon successo, uno schema  di trattamento che prevedeva l’induzione di attacchi febbrili mediante l’inoculazione degli streptococchi dell’erisipela in pazienti con sarcomi inoperabili. Nel 1898 un ginecologo svedese, F. Westermarck, pubblicò una relazione sui benefici effetti dell’applicazione locale sui carcinomi inoperabili della cervice uterina.  In seguito gli studi sugli effetti tumoricidi dell’ipertermia subirono un periodo di stasi (come succede anche ora, quando una “moda” scientifica ne sostituisce un’altra) sebbene siano stati marginalmente coltivati da più di un ricercatore (N. Westermarck, Johnson, Overgaard, Okkels, ecc.).
Bisogna giungere fino al 1962 per assistere ad una riaccensione degli interessi  scientifici sull’argomento.
In questo anno appunto, George Crile Jr. pubblicò uno studio sperimentale sull’effetto del calore, compreso in un range tra i 41 e i 45°C, su tumori trapiantabili dal ratto, dimostrando come livello di temperatura e tempo di esposizione fossero inversamente correlati: aumentando di un grado la temperatura di poteva ottenere la stessa intensità di riscaldamento riducendo a metà il tempo di applicazione.
Successivamente, nel 1969 e nel 1972, Mondovi e Overgaard di occuparono dei meccanismi biologici responsabili della accentuata sensibilità al calore delle cellule tumorali rispetto a quelle sane indicando come responsabile di tale fenomeno alterazioni strutturali della membrana di superficie cellulare e di quella dei lisosomi. Le cellule tumorali sembrano presentare una aumentata sensibilità al calore nelle fasi S e M del ciclo cellulare, fasi in cui, è dimostrato, l’azione delle radiazioni ionizzanti attraversa uno stadio di radioresistenza relativo.

Tratto da CALORE E TERMOTERAPIA di Stefania Corrai
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