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Flora

Compilando l’elenco della flora di un territorio possiamo ricavare informazioni ecologiche sull’area di studio → indicatori biologici.
Quando facciamo un elenco floristico iniziamo a raggruppare per ordine sistematico e per forma biologica (adattamento alle caratteristiche climatiche).
Forme biologiche di Raunkiaer (1907 – 1934):
P fanerofite: gemme a più di 2 m dal suolo
Ch camefite: piante suffruticose con gemme a 20-25 cm, comunque poco sopra la superficie del suolo
H emicriptofite: gemme al livello del suolo, protette da residui vegetali e di terriccio
G geofite: gemme sotto terra
I idrofite: gemme sott’acqua
T terofite: sotto forma di seme
Fanerofite cespugliose: morfologia a cespuglio.

Esiste una categoria particolare di idrofite: le elofite, che radicano sul fondo, ma tutto l’apparato epigeo è fuori dall’acqua (crescono ai margini degli specchi d’acqua).
Le terofite si trovano dove c’è aridità estiva.

Forme biologiche

Spettro biologico: indica la frequenza delle forme biologica espressa in percentuale.
Nella fascia equatoriale c’è dominanza netta delle fanerofite. Procedendo verso nord, nelle zone intertropicali, c’è dominanza delle terofite, come anche nel mediterraneo. Andando ancora verso nord dominano le emicriptofite (fascia temperata), mentre a latitudini più elevate iniziano a comparire le camefite. Il fattore dominante dipende dalla scala spaziale su cui andiamo a fare l’indagine.

Valori di indicazione secondo Ellenberg

Ellenberg ha scelto di rappresentare il sistema attraverso sei fattori ambientali essenziali per la vita delle piante: temperatura, luce, continentalità (climatici), umidità, pH e nitrofilia (edafici); ciascuno di essi varia da 1 a 9. in questo modo viene creato un iperspazio a sei dimensioni, nel quale ogni specie può essere inserita in una posizione determinata: un primo esempio di spazio ecologico inteso non soltanto come concetto astratto, ma come unità operazionale, applicabile a tutte le piante vascolari, che sono il componente essenziale dell’ecosistema. Ogni dato rappresenta un’approssimazione, in quanto per ciascuna specie e per ciascun carattere vi è un campo di variabilità, che va espresso in un solo numero; la scelta del numero è arbitraria.
L’indice di continentalità in Italia è più alto perché ci sono specie che sono migrate nelle zone dell’Est-Europa.
Nell’interpretazione di questi valori numerici bisogna fare attenzione. Quando si legge ad es. che Viola mirabilis ha valore di umidità 4, mentre Viola reichenbachiana ha 5, non si è autorizzati a concludere che la prima ha minori esigenze idriche della seconda, ma soltanto che, se osserviamo due siti comparabili, l’uno con la prima e l’altro con la seconda specie, è probabile che il primo sia più arido del secondo. Ellenberg insiste in diverse occasioni sul fatto che i caratteri della nicchia occupata da una specie, quando cresce in una comunità, non corrispondono necessariamente al suo optimum ecologico, anzi spesso ne differiscono in maniera significativa. La bioindicazione si riferisce dunque soltanto alle condizioni di crescita quando la specie è soggetta alla concorrenza di altre. i valori di luce e temperatura siano decisamente superiori nell’ambiente della flora italiana, mentre le indicazioni relative a condizioni idriche, reazione e nutrienti hanno valori superiori per la Germania. L’Italia quindi, risulta più calda e soleggiata, ma anche più arida della Germania, come ci si poteva aspettare. I suoli in Italia risultano più acidi e poveri di nutrienti, probabilmente a causa della maggiore incidenza di suoli a bassa fertilità sia in montagna che negli ambienti mediterranei di macchia e gariga. Più difficile interpretare il dato riguardante la continentalità, che risulta superiore in Italia; è possibile che questo sia un effetto della presenza nella flora d’Italia di consistenti gruppi di specie mediterraneo-turaniane e saharo-sindiche, con indubbie caratteristiche continentali, e che non raggiungono la Germania per motivi termici.

Valori di indicazione secondo Landolt

Utilizza 10 indici, che vanno da 1 a 5. ha aggiunto la granulometria, l’humus, la salinità e le forme biologiche e di crescita. I vantaggi di questi indici sono la possibilità di avere un elenco floristico e di poter dare un’indicazione delle caratteristiche ecologiche del territorio; nel caso di dover fare un confronto della situazione ambientale attuale con una passata.
Gli svantaggi sono che il valore di indicazione di ciascuna specie non è stato assegnato in maniera sperimentale, ma in maniera soggettiva in base alle conoscenze dell’autore.
Inoltre, c’è un po’ di circolarità nel discorso: noi ricaviamo dagli indici una caratterizzazione della flora, però gli indici sono stati dedotti dalla presenza di una certa flora. In più una stessa specie non ha sempre le stesse esigenze ecologiche in tutto il suo areale: per esempio, ci sono specie che in condizioni ottimali non sono influenzate dal suolo, invece a temperature più rigide le troviamo più su suoli carbonatici. Il fatto di avere degli indici evita anche misure accademiche.
Quando abbiamo una flora, conviene compilare uno spettro di indicazione biologica, dove per ciascun fattore ambientale rappresentiamo il numero di specie che manifestano un determinato valore dell’indice; possiamo anche calcolare un valore medio.
Ecogramma: i sei indici vengono messi in un unico grafico.

Tratto da ECOLOGIA VEGETALE – FITOGEOGRAFIA di Marco Cavagnero
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