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Difficoltà nella diagnosi del disturbo del lobo frontale

DIFFICOLTÀ NELLA DIAGNOSI DEL DISTURBO DEL LOBO FRONTALE


Nei vari test, effettuati su pazienti con sindrome del network prefrontale, possono risultare intatti quelli sulla percezione, sul linguaggio, sull’attenzione visivo-spaziale e quelli costruttivi. I pazienti hanno il cosiddetto effetto difficoltà del compito, cioè il soggetto mostra un declino rapido della performance di tutte le aree esplorate, quando lo sforzo richiesto (a causa della crescente difficoltà) eccede un certo livello; ciò sembra essere più un deficit motivazionale  che non di ulteriori abilità cognitive. La memoria è, in genere, preservata, a meno che la lesione si estenda in profondità e raggiunga il diencefalo ed il proencefalo  basale o le regioni orbito-frontali.
La working memory (o memoria immediata) è fortemente legata all’integrità del network prefrontale ed al sistema attivatore reticolare ascendente. La memoria di fissazione dipende da un magazzino stabile di informazioni ed è legata all’integrità del network limbico.
In ogni caso deficit quantificabili con test standard possono risultare pressoché assenti nonostante lesioni estese dei lobi frontali. Le alterazioni comportamentali sono talora troppo complesse per poter essere testate in ambulatorio, dove, inoltre, la performance ottenuta può non riflettere necessariamente il comportamento quotidiano. Tutto ciò può far trascurare la possibilità di un danno cerebrale in pazienti con lesioni frontali.

Anche lesioni del nucleo caudato e del nucleo dorso mediale del talamo (componenti sottocorticali del network prefrontale) sono in grado di provocare una sindrome del lobo frontale. Infatti i cambiamenti dello stato mentale che si osservano nella malattia di Parkinson o nella Corea di Huntington possono prendere la forma di una sindrome del lobo frontale.
Date le connessioni molto estese con le altre aree di associazione della corteccia associativa, un ruolo essenziale del network prefrontale è quello di funzionare come un direttore d’orchestra per gli altri network.

Lesioni multifocali bilaterali degli emisferi cerebrali che non sono in gradi da sole (in quanto ad estensione) di causare deficit cognitivi come afasia o neglect, possono, nel loro insieme, interferire con le funzioni di connessione ed associazione della corteccia prefrontale. La sindrome del lobo frontale, infatti, si manifesta come disturbo comportamentale comune ad una varietà di lesioni cerebrali multifocali bilaterali che si osservano nelle encefalopatie metaboliche, SM, carenza di vitamina B12 e altre patologie. Le lesioni, nella maggior parte dei casi, non coinvolgono la corteccia prefrontale ma le componenti subcorticali del network o le sue connessioni con altre parti del cervello.  
Spesso pazienti affetti da disturbi del lobo frontale sono causa di difficoltà nel caso di diagnosi differenziale: l’abulia e l’apatia possono essere erroneamente interpretate come depressione e la disinibizione come mania o stato di eccitamento.

Tratto da I NETWORK CEREBRALI di Stefania Corrai
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