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Il legame tra linguaggio e diritto: breve excursus storico

IL LEGAME TRA LINGUAGGIO E DIRITTO: BREVE EXCURSUS STORICO


Linguaggio ordinario e diritto sono molto correlati fra loro. Questo perché il diritto serve a tutti nella vita di tutti i giorni (legame inevitabile). Ogni discorso giuridico può essere visto come una ontologia specifica. Il diritto è uno strumento attraverso il quale costruiamo oggetti che popolano il nostro mondo: il suo massimo sono oggetti e fatti istituzionali. Il diritto non è composto solo di norme che disciplinano comportamenti, ma anche di norme che rendono possibili e sensati determinati comportamenti. Le norme hanno un’incredibile capacità di orientare la descrizione degli atti che noi abbiamo nel mondo. Apprendere il diritto significa imparare una specifica ontologia che permette di indossare una specie di occhiale attraverso cui guardare ciò che avviene nel mondo. Tutte le azioni che capitano sotto gli occhi assumono tratti di carattere giuridico. 

Hart dice che guardare il diritto dall’interno significa essere in grado di dare forma, dare senso ad atti che guardati dal punto di vista esterno non riusciamo a distinguere se sono atti meramente abitudinari o se sono atti determinati da norme.
Esempio paradigmatico di questo tipo di atti: gioco degli scacchi. Questo è un gioco che esiste unicamente in virtù del regolamento. Senza regolamento non è possibile giocare a scacchi, né possibile percepire cosa si sta facendo.
Questa concezione rispecchia la tradizione codicistica tipica dell’Europa occidentale.

Altre concezioni:
Giusnaturalismo: 1500-1600 è un periodo in cui l’Europa si spezza dal punto di vista della compattezza religiosa. Prima si fondava l’idea di diritto nell’idea dell’essere cristiani, ora invece era necessario fondare l’idea di giustizia del diritto in qualcosa che accomuni tutti gli esseri umani nonostante le differenze di religiose. Questo elemento comune è la razionalità. All’inizio il 1600 è il secolo dei grandi sistemi filosofici: Cartesio, Locke, Hobbes (non producono solo sistemi politici, ma anche sistemi filosofici che si propongono di spiegare l’uomo dalla gnoseologia fino all’agire politico). Il concetto di razionalità si sviluppa poi nell’illuminismo.
Ci furono più giusnaturalismi, non solo uno. Però ci sono caratteri che accomunano tutte le teorie giusnaturalistiche.
Esponenti:
1. Locke: padre del liberalismo politico.
2. Hobbes: concezione cupa di diritto, pessimistica.

Seconda metà del XIX secolo: non ha più a che fare con il diritto inteso come civil law (codici, leggi), ma common law (idea di un diritto basato sui precedenti). Il diritto non è nient’altro che la sequenza in sentenze che vengono prese da una serie di giudici. I limiti della validità sono complicati: quando un diritto non è più valido? Nel diritto positivo la norma è valida finché non viene abrogata. Ma in un common law? La modifica è un processo vicino al sentire popolare. Il diritto risiede nei comuni cittadini. 

Teoria del bad man (Holmes): non importa se il diritto è giusto o ingiusto, ma solo sapere come evitare la pena/quale sarebbe la pena in cui incorro compiendo una certa azione.

Tratto da FILOSOFIA DEL DIRITTO di Francesca Morandi
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