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Approccio statistico del DSM


Si tratta dell'introduzione delle metodologie statistiche per l'indagine epidemiologica dei disturbi psichiatrici. Il DSM privilegia le categorie diagnostiche che sono in grado di soddisfare al massimo grado i seguenti criteri statistici: 1) Coerenza interna: i sintomi di una sindrome devono avere il numero più elevato di intercorrelazioni statisticamente significative. Vengono selezionati come item/criterio quei sintomi che più spesso si presentano in associazione fra loro; 2) Validità concorrente/discriminante: i sintomi di una sindrome devono presentare il numero minore di intercorrelazioni con sintomi che appartengono a quadri diagnostici diversi; 3) Validità predittiva: vengono considerati criteri validi quei sintomi che mostrano una correlazione statisticamente significativa con quadri diagnostici omogenei a quello di cui fanno parte; 4) Inter-rater reliability: i sintomi/criterio delle diverse sindromi devono essere diagnosticati in modo affidabile da valutatori indipendenti; 5) Stabilità temporale: l'insieme dei sintomi di una sindrome possono essere diagnosticati nelle stesse persone in modo stabile nel corso del tempo.
Il passaggio al DSM IVTR ha sacrificato in parte gli aspetti legati alla validità predittiva e divergente, puntando soprattutto sull'attendibilità dei quadri diagnostici.
Quanto finora detto ha implicazioni dirette per la definizione dei quadri diagnostici: 1) Si passa dalla sindrome al disturbo: non viene formulata nessuna ipotesi sull'origine della patologia, per cui non esiste un criterio psicopatologico unico che accomuni i diversi sintomi. L'unico elemento comune è la presenza di un disturbo clinicamente significativo tale da interferire in modo pervasivo con il buon funzionamento e l'adattamento del soggetto; 2) La significatività clinica definisce una soglia diagnostica oltre la quale è possibile fare diagnosi e sotto la quale, indipendentemente dalla presenza di segni clinici comunque rilevanti, non viene rilevato alcun disturbo; 3) Sempre per il motivo che non è formulata un'ipotesi sull'origine del disturbo, non è possibile stabilire una gerarchia di sintomi o un sintomo fondamentale che definisce il quadro clinico. Ciò porta ad utilizzare criteri politetici; 4) In osservanza dei principi statistici della validità discriminante e della coerenza interna, molti quadri clinici che in passato venivano considerati in modo unitario sono stati scorporati in diversi disturbi. Si è così assistito alla proliferazione delle categorie diagnostiche.

Tratto da LA DIAGNOSI IN PSICOLOGIA CLINICA di Salvatore D'angelo
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