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Articolo 18: la "forma sostanziale" come principio di movimento

Distinguere la quantità di moto dalla forza è molto importante, non solo in fisica e in meccanica per meglio conoscere le leggi di natura, ma anche in metafisica per meglio comprendere i principi. Se considero il movimento come mi appare nella mia percezione immediata, ovvero come mutamento di luogo, esso non è propriamente qualcosa di reale, perché non è possibile stabilire, sulla base di tali mutamenti, quali corpi siano in movimento e quali a riposo. Ma se prendo in considerazione la forza, il movimento diviene qualcosa di più reale, perché il mutamento di luogo, ricorrendo a questo principio immateriale che risiede nei corpi, può essere, a ragione, imputato ad un corpo piuttosto che a un altro.
I corpi, dunque, non sono mera estensione, ma sono costituiti anche da questo principio immateriale del movimento, da questa forza, perché, sebbene i fenomeni naturali si lascino spiegare matematicamente o meccanicamente da coloro che li capiscono, tuttavia i principi generali della natura corporea sono piuttosto metafisici che geometrici e appartengono a certe forme indivisibili, cause di ciò che appare, piuttosto che alla massa corporea o estesa.
Così Leibniz sancisce la riabilitazione delle “forme sostanziali” dei medievali entro la concezione meccanicistica del mondo1. Tale reintroduzione è necessaria, perché una scienza troppo meccanicistica, che faccia a meno delle entità immateriali per spiegare i fenomeni naturali, può creare problemi di carattere religioso.

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