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Askesis, esercizio di sè su sè



Foucault dice che fino ad ora ha esaminato la conversione a sé dal punto di vista del sapere=mathesis (rapporto ritorno a sé/conoscenza del mondo). Ora riprende la questione dal punto di vista seguente: la conversione a sé quale pratica operativa implica? Askesis=esercizio di se su se. Questioni che troviamo anche in platone. In Seneca acquisire una virtù implica da un lato un sapere teorico, dall’altro un sapere pratico che si acquisisce solo allenandosi. Con zelo. L’idea è anche dei pitagorici. Non rischiamo però di trovare come principio fondatore dell’askesis la legge? No,l’askesis ellenistica non è mai l’effetto di un'obbedienza alla legge. Ma è una pratica della verità, un modo per legare il soggetto alla verità. Anche il sapere sul mondo deve avere un certo valore spirituale. Nella cultura di sé ellenistica non c’è la questione del che fare rispetto alla legge. Il problema è quello della spiritualità del sapere, della pratica e dell'esercizio della verità. Se noi pensiamo all’ascesi pensiamo a una progressione nelle rinunce che giunga infine alla rinuncia a sé. Ma l’ascesi antica non ha il termine della rinuncia a sé, vuole giungere invece alla costituzione di se stessi, formando un pieno ed autosufficiente rapporto di se con se stessi, si da trasfigurarsi=essere felici. OBIETTIVO DELL'ASCESI ANTICA E' IL RAPPORTO PIENO TRA SE E SE STESSI. Seppur in tale ascesi vi sono elementi di rinuncia, lo strumento dell'ascesi antica non è la rinuncia a una parte. Il problema è invece conquistare qualcosa, dotarsi di qualcosa che non si ha e ci consentirà di proteggere il se e raggiungerlo.

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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