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Aspettative, adattative e inerzia dell’inflazione


Per stabilire cosa determini le aspettative di inflazione formuliamo un’ipotesi detta delle aspettative adattative, in base alla quale gli individui formano le proprie aspettative di inflazione sulla base dei dati osservati nei periodi più recenti.
L’inflazione attesa  πe è uguale all’inflazione dell’anno scorso π-1: -> πe = π-1
In questo caso possiamo scrivere la curva di Phillips come:
π = π-1 – β (u – un) + ν
in modo da stabilire che l’inflazione dipende dall’inflazione del periodo precedente, dalla disoccupazione ciclica e da uno shock di offerta. Quando la curva di Phillips è scritta in questa forma il tasso naturale di disoccupazione viene a volte detto NAIRU (tasso di disoccupazione con inflazione stabile).
Se la disoccupazione è al suo livello naturale e non ci sono shock d offerta, il livello dei prezzi continua ad aumentare a tasso costante.
Nel modello di domanda e offerta aggregata l’inerzia dell’inflazione è interpretata come uno spostamento permanente verso l’alto della curva di domanda aggregata e di offerta aggregata.
Dato che la posizione della curva di offerta aggregata di breve periodo dipende dal livello atteso dei prezzi, questa si sposterà continuamente verso l’alto finchè qualche evento cambi l’inflazione e di conseguenza le aspettative di inflazione.
Anche la curva di domanda aggregata si sposta verso l’alto per confermare le aspettative di inflazione: nella maggior parte dei casi il continuo spostamento verso l’alto della curva di domanda aggregata è dovuto alla persistente crescita dell’offerta di moneta.

Due cause del crescere e del diminuire dell’inflazione
Il secondo e il terzo termine dell’equazione della curva di Phillips illustrano le due forze che possono modificare il tasso d’inflazione:
– β (u – un) stabilisce che la disoccupazione ciclica esercita una pressione sul tasso d’inflazione: verso l’alto nel caso in cui la disoccupazione effettiva sia inferiore al tasso naturale di disoccupazione; verso il basso nel caso contrario. Questo fenomeno è detto inflazione spinta dalla domanda;
ν mostra che l’inflazione può crescere o diminuire anche a causa di shock di offerta. Uno shock di offerta negativo implica un valore positivo di  ν e quindi un aumento dell’inflazione. Questo fenomeno è detto inflazione trainata dai costi, perché tipicamente gli shock di offerta sono eventi che contribuiscono a rendere più elevati i costi di produzione.
Uno shock di offerta positivo rende  ν negativo e spinge l’inflazione verso il basso.

La relazione inversa tra inflazione e disoccupazione nel breve periodo.
In qualunque istante l’inflazione attesa e gli shock di offerta non sono controllabili dall’autorità di politica economica, che può agire solo sulla domanda aggregata per influenzare prodotto, occupazione e inflazione. La politica economica può espandere la domanda aggregata per abbassare la disoccupazione, a costo di un tasso di inflazione più elevato oppure può ridurre il tasso d’inflazione generando maggiore disoccupazione.

Poiché gli individui aggiustano nel tempo le proprie aspettative, la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione sussiste solo nel breve periodo. Nel lungo periodo la disoccupazione tende a stabilizzarsi al suo tasso naturale e non c’è alcuna relazione tra inflazione e disoccupazione.

Tratto da MACROECONOMIA di Alessia Chiovaro
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