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Cassirer - La giovinezza di Holderlin e le prime influenze filosofiche

Il giovane Holderlin

Sin dalla sua prima giovinezza Holderlin è legato alla storia dell'idealismo tedesco. Nasce nel 1770 quando Kant abbozza il futuro sistema critico. Con Hegel e Schelling allo stift assorbe le maggiori espressioni spirituali del tempo. Il primo anno a Jena riceve molto da Fichte. Segue le sue lezioni e ne parla con entusiasmo. Maggiore però è l'impressione che riceve dall'idealismo estetico di Schiller. Holderlin insomma non solo accolse l'idealismo filosofico, ma anche lo osservò nel suo divenire. Comunque non si è mai dedicato in modo incondizionato a questo movimento. Nel suo lascito filosofico si trovano tentativi dialettici (vedi aorgico vs organico) che sembrano competere direttamente con Hegel e Schelling. Ma nella sua essenza spirituale e visione estetica della vita ha altre esigenze. Negli anni di Francoforte scopre la sua vera indole poetica. Comincia ad avvertire la necessità di isolarsi rispetto allo sviluppo poetico e artistico circostante. Ma affronta sempre con soggezione interiore la grande poesia di Goethe e Schiller. La nostalgia per la grecità è effetto di un tratto spirituale profondo che domina il suo essere artista. Solo da questa dimensione artistica si può desumere una spiegazione per l'alternanza attrazione/repulsione che si rivela nel rapporto di Holderlin con la sua epoca e l'idealismo. Le ricerche che vogliono riunire gli influssi esperiti da Holderlin nel suo ambiente spirituale sono spesso unilaterali. Come ad esempio quella di Zinkernagel, che non chiarisce molte cose. C'è dell'Iperione ad esempio una versione Schilleriana, una determinata da Fichte e Platone, una Tickeriana e un'altra Schellinghiana. Anche la lirica di Holderlin prende parte a questo continuo processo di trasformazione interiore del suo mondo concettuale. Pur attraverso la diversità dei materiali e dei modelli poetici, rintracciamoli ritmo e il battito d uno stesso sentimento lirico di fondo. Nell'esprimere e giustificare la sua visione del mondo Holderlin incontra i concetti fondamentali dell'idealismo filosofico e se ne impossessa. Ma poiché questi concetti si radicano in lui in altre premesse spirituali, assumono per lui un altro significato, un altro colore rispetto agli idealisti. Holderlin non rimane poi solo ricettivo rispetto all'idealismo, ma lo arricchisce anche con un proprio contenuto positivo. Osserviamo ora questo doppio processo del prendere e del dare (determinatezza ricettiva e determinazione attiva) che ha permesso ad Holderlin di intervenire nell'idealismo tedesco.

Influenze sulla formazione e il pensiero di Holderlin

Il terreno comune dal quale è maturata l'idea fondamentale dell'idealismo speculativo e la concezione poetica e filosofica del mondo di Holderlin è in Kant, Spinoza e Platone. I tre fondatori dei grandi sistemi, Fichte, Schelling e Hegel, sono distinti tra loro per il modo in cui queste tre componenti si intrecciano.

Kant: Holderlin lo conobbe allo stift. Nelle lettere del 1794 Holderlin dice a suo fratello che Kant e i greci sono la sua unica occupazione.  Anni dopo riconoscerà comunque l'influenza della dottrina kantiana. Holderlin considera la dottrina critica solo come indispensabile scuola preparatoria del pensiero. Ma a lui preme vedere compiuto un sistema di filosofia e concezione della vita, la forma del quale vede in Spinoza. Nelle lettere su Spinoza di Jacobi c'è la convinzione che nella visione spinoziana del mondo si sia incarnato soprattutto un nuovo ideale di sapere, in una purezza esemplare. Nel suo primo scritto "sulla possibilità di una forma…" vuole costruire un parallelo idealistico allo spinozismo e perseguire tutti i passi nello sviluppo dall'UNO/IO assoluto alla pienezza delle manifestazioni da esso dedotte. Ma egli non cerca lo stesso Uno di Schelling e Fichte, principio della deduzione e concetto sommo da cui si deduca ogni sapere particolare. Holderlin ha un rapporto particolare con la natura. Riempie l'astratto concetto dell'essere di Spinoza con un contenuto nuovo. L'Uno non è più sostanza infinita omnicomprensiva, ma è quell'uno che porta in sé il seme della molteplicità e del mutamento: uno in se stesso indiviso. Quindi Holderlin si avvicina a Platone. Non quello logico del Teeteto, ma un platonismo rivolto al fenomeno della vita e del bello. La prima versione metrica di Iperione è impregnata di rimandi al Fedro ed al mito di Eros raccontato da Diotima nel Simposio. Il limite della nostra essenza è condizione per ogni attività e coscienza umana. Solo dall'opposizione con l'Universale emerge il sentimento d individualità. Lo spirito puro vorrebbe contenere in se tutto l'essere, ma per se stesso nn avrebbe alcun essere. L'amore crea la forma nell'unire l'impulso all'infinito e quello alla limitazione. Il mito comunque per Holderlin non è solo un simbolo allegorico esteriore, ma produce un forma di vita spirituale originaria. La fantasia mitica non è semplice ornamento ma organo necessario per comprendere la realtà. Holderlin ha percepito le forze della natura come potenze mitiche originarie, prima di denominarle e isolarle concettualmente. Questo sentimento di fondo pervade tutta la poesia di Holderlin. Gli dei antichi non sono semplici metafore, ma realtà sensibili-spirituali vissute immediatamente. Chi non trova espressa forma spirituale nel mito non dovrebbe servirsene come poeta. Per lui il mondo è morto aggregato di singoli materiali e forze meccaniche.

Schiller rinuncia al tramontato mondo degli dei, Holderlin gli sta di fronte con credulità. Per Schiller la traccia degli dei vive solo nel canto, e ora la ragione deve ricostruire ciò che è andato perso. Ma Holderlin non ha bisogno di ricreare artisticamente gli dei: essi gli sono interiormente presenti per la sua fantasia. E' come una forma originaria del suo spirito, vicina a questa dimensione. Lo esprime nella poesia "il viaggiatore". Possiamo parlare di panteismo artistico di Holderlin. Holderlin si chiede di continuo come l'infinito e l'Uno-Tutto possano dispiegarsi in un pienezza di figure individuali e ripercuotersi solo in questa particolarità nelle figure. Ma il suo punto di vista è lontano dal panteismo logico-matematico di Spinoza, e da quello dialettico di Schelling ed Hegel, anche se esteriormente vi somiglia. Nel fondamento, per Holderlin, l'infinito è ancora afferrabile. Non è l'Uno o l'idea che sta sopra tutto il divenire. Qual è allora questo principio sempre uguale a se stesso? Aria, luce, etere, cielo sono i suoi simboli più prossimi, in quanto compenetrano ogni essere particolare. In loro Holderlin si sente afferrato dall'unità di tutto il vivente. Quando Holderlin parla così dell'aria sembra di ascoltare un filosofo ionico come Anassimene. Ma anche qui ogni osservazione teorica è fusa nella sensazione immediata. Per questa sua concezione della natura l'unica conferma di cui Holderlin ha bisogno è il sentimento. Tutto alla fine si dissolve in luce e aria. L'elemento particolare non è consapevole del suo fondamento essenziale. Rimane insensibile, fin quando il padre etere non lo riconosce.

Quindi riassumendo vediamo che i momenti fondamentali della concezione della natura di Holderlin rimangono all'incirca gli stessi in tutte le fasi della sua vita-poesia. Ora ci chiediamo: che influssi ha ricevuto dall'idealismo filosofico e quanti ne ha esercitato?

Tratto da HÖLDERLIN E L'IDEALISMO TEDESCO di Dario Gemini
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