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Ciclicità e linearità della storia



La ciclicità storica è un modello che Vico prende da quello platonico, ribaltando un po’ le cose: se per Platone infatti la storia partiva da un grado più alto caratterizzato dalla vicinanza degli uomini agli dei, per poi giungere a decadenza e ripartire dai tempi antichi, Vico inverte il processo. Ma una cosa conserva: il fatto che come per Platone, la decadenza sia data da un progressivo allontanamento dell’uomo da Dio. E se per il platonismo rinascimentale la degenerazione poteva superarsi solo attraverso un nuovo interventi degli dei, per Vico tale superamento può avvenire attraverso le leggi della provvidenza.
Ma la teoria della ciclicità entra in contrasto con la concezione cristiana che vede la storia come un tragitto lineare che si conclude nella “città di Dio”, il regno dei cieli. Vico in realtà fa un’eccezione per le popolazioni ebraica e cristiana. Infatti entrambe conoscono fin dall’antichità il vero Dio, poiché la lingua di Adamo non è poetica come quella delle antiche popolazioni, ed è in grado di cogliere la vera sostanza delle cose. Quindi mentre la storia degli ebrei è fin dalle origini governata direttamente da Dio, quella delle altre nazioni (che segue i corsi storici) è governata dalla provvidenza indirettamente attraverso le leggi della “storia ideale eterna”.
Riguardo al cristianesimo il discorso si complica un po’. In effetti egli ammette che con Cristo ci sia stato un nuovo inizio, che investe tutte le nazioni. Ad ogni modo egli coglie anche all’interno della storia del cristianesimo corsi e un solo “ricorso” che ha alternato tempi divini in cui si sviluppava la dottrina ispirata dei padri, i miracoli e la virtù eroica dei martiri, a un periodo di barbarie (quello medioevale) a causa dello svilupparsi delle eresie. Ma subito dopo ricorsero tempi divini e poi eroici (con l’affermarsi del potere ecclesiale all’interno dell’impero). Vico esclude che i popoli cristiani possano ricadere nelle barbarie, poiché a differenza delle altre religioni, all’interno del cristianesimo l’uso della ragione non rappresenta un vincolo né una minaccia alla “sapienza comandata” (la Rivelazione) perché Cristo in primis è “Logos” che si è fatto carne.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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