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Come si determina il grado di affidabilità


L’obiettivo degli analisti è fornire una previsione sul comportamento futuro di un soggetto economico, risultato al quale si perviene tramite l’analisi di dati passati, della situazione presente, ma anche soprattutto tramite proiezione di dati futuri.
E’ assolutamente necessario un continuo e intenso flusso di informazioni dalla società emittente agli analisti; i dati, sia qualitativi che quantitativi, utili all’analisi sono: documenti previsionali contabili e finanziari, i piani di spesa, le strategie di marketing, i rischi principali e le opportunità di crescita dell’emittente.
Quando risulta significativo, vengono anche utilizzati modelli statistici di previsione delle insolvenze che si basano su relazioni causa-effetto.
L’attribuzione di un dato rating può essere modificata nel tempo a fronte di mutamenti della situazione dell’emittente, sia per cause interne che esterne.
Il processo di valutazione ha termine con l’attribuzione di un livello di rischio al titolo di debito analizzato. Le principali agenzie di rating utilizzano 2 scale distinte per i titoli a lungo termine e quelli a breve termine.
Classi di rating: AAA, AA, A, BBB, BB, B, CCC, CC, C, D.
La scala dei giudizi emessi è inoltre ulteriormente articolata poiché ciascuna classe di rating (a partire da AA) può essere arricchita sia al rialzo con il simbolo “+”, sia al ribasso, con il simbolo “-“.
I titoli inseriti dalla AAA alla BBB- sono definiti attività detenute in portafoglio in un’ottica di investimento (investment grade), mentre quelli con rating inferiore a BB sono considerati titoli detenuti in un’ottica speculativa (speculative grade) dato il loro maggiore grado di rischio.
Nel rating a lungo periodo di valuta una particolare categoria di debito tenendo conto del suo status di privilegio o meno, della presenza di clausole di negative pledge, di garanzie o altro. (in generale il rating di un titolo di debito non privilegiato e senza garanzie è considerato un indicatore della solvibilità a lungo termine dell’emittente in generale). Il rating a breve termine invece valuta la capacità dell’emittente di far fronte alle obbligazioni di pagamento entro l’anno, costituendo così un giudizio sulla solvibilità a breve: i titoli ai quali è assegnato un rating da Prime1 a Prime3 hanno un grado di rischio tipico di un investimento, mentre quelli Not Prime inglobano un rischio di tipo speculativo.
Terminata la valutazione il risultato viene diffuso dalle agenzie tramite comunicati stampa ai principali canali di informazione dei mercati finanziari. Il rating è veicolo di informazioni di elevatissima credibilità a costo nullo per gli utilizzatori. Si tratta di analisi molto complesse, per cui è necessario da parte dei valutatori un’ottima capacità interpretativa di dati e fenomeni. […]
Per l’emittente il rating costituisce un modo semplice per ottenere credibilità senza rendere pubbliche informazioni riservate. Gli effetti positivi in termini di immagine e di maggior probabilità di successo della raccolta creano ulteriori possibilità di raccolta.

Tratto da FINANZA D'AZIENDA di Alessia Chiovaro
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