Skip to content

Concetto di Sistema

Il confine è stato considerato alla stregua di un limite estremo rispetto al quale misurare scostamenti concreti della realtà sociale, come un insieme di possibili comportamenti circoscritti da un ambito di senso. Nella dimensione sistemica il concetto di confine assume una ulteriore e importante accezione quale delimitazione di una complessa rea sociale nei confronti di un ambiente. La dimensione sistemica ha il grande merito di tematizzare esplicitamente il cruciale problema della definizione dei confini. Essa non si limita a definire certe aree nelle quali tutto è collegabile a tutto ciò che si trova all’interno (sistemi chiusi) o anche a ciò che si trova all’esterno (sistemi aperti) ma costruisce sia i confini esterni sia i confini interni di tali aree in modo da stabilire un insieme di sottosistemi che sono dotati di specifici criteri di selezione e razionalità. Il sistema visto come la relazione delle relazioni. La prospettiva sistemica sottolinea con forza la analogia tra micro e macro. I principali modelli antropologici del rapporto uomo/strutture sociali sono caratterizzati da diverse percezioni del concetto di confine. Si è consolidata una antropologia del limite, imperniata sui confini non valicabili delle potenzialità dell’uomo. Essa ha dato luogo ad una sociologia corrispondente in cui alle strutture viene attribuita la funzione di proteggere gli attori sociali dall’eccesso di possibilità offerte dall’ambiente in relazione alle loro ridotte capacità. Le strutture forniscono una sorta di filtro tra ambiente e società. Utilizzando uno schema di sviluppo ciclico risulta che le capacità reattive del sistema agli stimoli provenienti dall’ambiente sono destinati a crescere di pari passo ove si riesca ad assicurare da un lato una maggiore offerta di possibilità da parte dell’ambiente dall’altra una maggiore capacità di decodificazione da parte delle strutture del sistema. Emerge in questa prospettiva una visione ottimistica del concetto di confine utilizzato alla stregua di cintura di sicurezza in grado di bloccare ogni sistema al suo ambiente ovvero ad un ambiente costruito dal sistema in proporzione alle sue capacità di selezione delimitando i problemi che le sue strutture sono in grado di affrontare. Così il concetto di confine viene posto in un concetto condiviso dalle correnti antropologiche che attribuiscono alle strutture sociali una funzione protettiva e non repressiva. Tale concezione si contrappone a un’antropologia della potenzialità che vede il sistema sociale dominato da strutture repressive. Le strutture sociali vengono viste come fonte di nuovi problemi. Il modello di uomo da cui entrambe le concezioni positiva e negativa partono è un soggetto capace di tanta autonomia da agire meglio senza i limiti imposti dalle strutture sociali e dall’altro sovrastato da un peso decisionale eccessivo. Le due ipotesi coincidono nel concetto di confine. La prima ipotesi ritiene che sia utile porre dei confini ad una libertà capace di far annegare l’uomo nel mare delle sue infinite possibilità. La seconda ritiene che il confine imposto dalle strutture finisce con l’imprigionare la naturale autenticità dell’uomo. La più moderna teoria dei sistemi cerca di rendere sempre più flessibile il concetto di confine. I sistemi tendono a superare la differenza tra sistemi chiusi e sistemi aperti. Importanti paradossi sono che per un sistema sia possibile osservare se stesso e contemporaneamente osservare se stesso che osserva se stesso (paradosso dell’identificazione). Osservare se stesso introducendo al proprio interno una differenziazione tra esterno e interno, ambiente e sistema che internalizzi l’ambiente (paradosso della delimitazione), osservare se stesso autoreferenzialmente ma anche come sistema posto in un ambiente ove operano altri sistemi essenziali alla definizione della sua identità (paradosso del coordinamento), osservare se stesso mentre reagisce all’ambiente quindi mutare se stesso senza perdere la propria identità (paradosso dell’innovazione). 

Sono quattro i problemi che sottolineano gli aspetti essenziali di ogni sistema:

1- Il problema dell’identificazione del sistema è indubbiamente collegato al concetto di senso. Il senso viene inteso come lo strumento che serve a distribuire i rinvii del sistema all’area dei significati possibili da selezionare di volta in volta.

2- Il problema della delimitazione si occupa della definizione dei confini di un sistema sociale. Nel corso dell’evoluzione i confini della dimensione sociale del senso sono mutati passando dal livello faccia a faccia al livello di una società mondiale dei giorni nostri.

3- Il coordinamento di un insieme di connessioni di senso identificabile e delimitato richiede non solo che tali connessioni vengano stabilite reciprocamente in un certo istante ma anche che vengano predisposti meccanismi che assicurino in prospettiva evolutiva una loro armonica variazione. Il problema si presenta in modo diverso all’interno di un sistema sociale e al suo esterno nei rapporti tra sistemi e ambiente e tra sistemi che si trovano nello stesso ambiente.

4- Al problema dell’innovazione si può osservare che proprio introducendo nel sistema negazioni esso può essere capace di innovazioni. Ogni senso è suscettibile di essere contraddetto e può essere strutturato come contraddizione. Quanto al concetto di conflitto esso è riferito ad un processo di comunicazione definibile cioè ad un no comunicato come risposta ad una comunicazione precedente.

La prospettiva diacronica è in grado di applicare il tema del confine all’analisi dello sviluppo sociale inteso come travalica mento di certi confini. Si può dire da un lato che lo sviluppo sociale è stato visto in modo semplificato come risultato di una serie di microinterventi e micro modificazioni il cui risultato è destinato a manifestarsi in tempi lunghi. D’altro lato il mutamento sociale è stato visto come un’altalena di fasi che possono dar luogo a un andamento ripetitivo o come un processo aperto non del tutto prevedibile. Un modo di affrontare il problema dell’evoluzione consiste nel rappresentare l’evoluzione sociale come un processo di crescente differenziazione del tessuto della società. Una strategia complementare alla precedente consiste nel determinare un limitato margine di oscillazione dello sviluppo ipotizzando che i mutamenti concreti tendono a spostare la società da un lato in una posizione d equilibrio a un’altra di disequilibrio. Un ulteriore modo di semplificare il problema dell’evoluzione sociale è quello del riduzionismo monistico. Questo consiste nell’individuare un settore della società che sia in grado di imporre le proprie esigenze evolutive al resto della società. Una strategia diversa consiste nel presupporre che la società tende a scegliere nelle varie situazioni soluzioni idonee ad assicurare la propria sopravvivenza.

Tratto da SOCIOLOGIA GENERALE E CONTROLLO SOCIALE di Anna Carla Russo
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.