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Confronti, conflitti e tensioni nelle relazioni tra gruppi


I rapporti tra gruppi costituiscono un argomento cruciale per la comprensione della realtà sociale, in cui è continuamente in atto il confronto tra gruppi, con tensioni e collaborazioni.

Questi studi tentano di spiegare il modo in cui gli individui agiscono in quanto componenti di un gruppo, e quali sono le dimensioni cognitive, valutative ed emozionali che questo implica. Oggetto di interesse è la distinzione tra il comportamento che un individuo assume in quanto entità unica ed originale in un contesto di relazioni interpersonali, e il comportamento assunto dallo stesso individuo o da altri individui in quanto membri di un gruppo.
Tajfel immagina questi due tipi di comportamento come posti su un unico continuum teorico:
- ad un estremo c'è il comportamento interpersonale, che caratterizza quindi quelle situazioni sociali tra due o più persone in cui l'interazione è determinata dall'incontro fra le persone stesse e le loro caratteristiche individuali aperta ( ad es. due innamorati).
- all'altro estremo quello intergruppi, che caratterizza quelle situazioni sociali tra due o più persone in cui ogni interazione reciproca nasce dalla loro appartenenza a diversi gruppi o categorie sociali aperta (es. due eserciti che si fronteggiano).
Le situazioni ad un estremo del continuum sono però soltanto teoriche, in quanto è impossibile trovare un incontro tra due o più persone dove non entrino in gioco anche fattori sociali di appartenenza.
Tutte le situazioni sociali si pongono dunque ad un qualche punto tra i due estremi di questo continuum:
- quanto più il comportamento sarà prossimo all'estremo intergruppi, tanto più tenderà ad essere indipendente dalle differenze individuali; l'attore sociale in questione agirà dunque in nome del gruppo cui appartiene, sarà indipendente dalla relazioni personali tra i singoli membri dei due gruppi e non sarà influenzato dagli stati motivazionali degli attori coinvolti.
- quanto più il comportamento tenderà all'estremo interpersonale, tanto più saranno messe in risalto le differenze e le affinità dei protagonisti. I soggetti agiranno in quanto soggetti unici ed individuali perché non interagenti in base ad un'appartenenza, ma in base alla loro unicità.
Ma quali sono le condizioni sociali perché l'individuo (o un gruppo) interpreti l'incontro con un altro in termini interpersonali od intergruppi?
Secondo Tajfel, la condizione essenziale perché compaiono forme di comportamento intergruppi, è la credenza (rappresentazione sociale) secondo cui i confini tra due gruppi sono definiti modo rigido, per cui non è possibile che gli individui passino da un gruppo all'altro; per modificare la propria condizione, l'individuo ritiene di dover operare insieme al proprio gruppo, per perseguire un cambiamento sociale (condizione di cambiamento sociale).
La condizione essenziale perché prevalga invece il comportamento interpersonale tra individui che si ritengono membri di gruppi diversi, e la credenza secondo cui i confini tra i gruppi sono permeabili e che niente ostacoli il passaggio di un individuo da un gruppo all'altro quando questo lo voglia. Per modificare la propria condizione, l'individuo può quindi passare da un gruppo all'altro (condizione di mobilità sociale).
Data a quest'ultima situazione, la percezione da parte dell'individuo di una situazione sociale come rilevante per la propria appartenenza di gruppo, a dipendere:
1. Dalla misura in cui si sente consapevole di essere membro di un determinato gruppo;
2. Dall'ampiezza delle valutazioni positive e negative associate a questa appartenenza;
3. Dalle emozioni associate alla consapevolezza e alle valutazioni.
Questo evidenzia come l'appartenenza di gruppo sia percepita anche in termini cognitivi, valutativi ed emozionali ma anche in termini oggettivi.
Con Sumner (1906), compare per la prima volta il termine "etnocentrismo", per indicare una condizione che porta i membri di un gruppo a svalutare gruppi diversi dal proprio (outgroups).
La ricerca sperimentale ha però mostrato che è facile creare le condizioni perché si generi animosità tra gruppi. Il prototipo di tali ricerche può essere considerato lo studio di Sherif su come nascono le ostilità tra gruppi di adolescenti.

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Manuela Floris
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