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Cosa si può dedurre dal caso del piccolo Hans


Conclusione: in questo caso di fobia l’angoscia si spiega con la rimozione delle tendenze aggressive (ostile verso il padre e sadiche verso la madre).
La verità è che H non era più malato di altri bambini, soltanto che la sua angoscia  si mostrò più audacemente invece che in altri e questo era dovuto al modo in cui era stato allevato, senza intimidazione e con più riguardi e meno costrizioni possibili.
Le conseguenze avute dall’analisi furono che H guarì, non ebbe più paura dei cavalli e assunse un tono cameratesco con il padre.

-Caso clinico che meglio esprime le teorie che stava formulando Freud sul complesso di Edipo.
-La figura del medico si trova sovrapposta a quella di padre, il che ha  permesso che molte difficoltà che sarebbero senz'altro rimaste insormontabili, se si fosse operato diversamente, siano state vinte dalla conoscenza diretta di vari aspetti, che permise per esempio al padre di interpretare parole del figlio cinquenne, che si sono rivelate chiave nella risoluzione del caso.
-Le frequenti minacce dei genitori (sul non toccarsi), anche se non del tutto repressive lo spingono a una fobia meglio definita come complesso di Evirazione, in cui il bambino è in costante e visibile ansia per la paura di perdere il proprio organo genitale.

Tratto da IL CASO DEL PICCOLO HANS di Carla Callioni
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