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Cura di sè. Stultus e maestro



Nel periodo ellenistico e romano il rapporto con l’altro è necessario ma in una forma diversa. La necessità dell’altro si fonda sull’ignoranza, ma anche sul fatto che il soggetto è corrotto da cattive abitudini. Il soggetto dovrà dunque tendere verso uno statuto di soggetto = pienezza del rapporto di sé con sé = costruirsi come soggetto. Il maestro non è più quello di prima ma deve formare l’individuo come soggetto. Trasformare la hexis, il modo d’essere dell’individuo. Il soggetto non può trasformarsi perché ignorante.

LO STULTUS E LA VOLONTA'

Lettera 52 a Lucilio. Stultitia = agitazione del pensiero, indecisione e irrisolutezza. Lo stultus va tolto fuori da qualcuno da tale stato. Lo stultus è colui che non si prende cura di sé. È al capo opposto della cura. E’ DISPERSO NEL TEMPO = cambia di continuo vita, e non ricorda nulla, non ha memoria, cambia sempre opinioni e modo di vivere. E’ DISPERSO NELLO SPAZIO = esposto a tutti i venti; sceglie tutte le rappresentazioni senza vigilarle. Non ha volontà. Quella dello stultus è una volontà che non vuole sempre, non vuole liberamente, è una volontà determinata e condizionata. Sia da ciò che viene dall’esterno che dall’interno. Volontà che muta di continuo obiettivo. Il vero volere è volere assolutamente, sempre e liberamente, ed il suo oggetto è il sé. Lo stultus non vuole se stesso, la sua volontà non è orientata verso il sé. Venir fuori dalla stultitia = far in modo che si possa volere il sé. Proprio perché non c’è rapporto col sé non si può uscire da soli dalla stultitia. Obiettivo della sapientia = dominio nei confronti di sé = possesso di sé / piacere tratto da sé. La volontà della stultitia non può prendersi cura di sé.

IL MAESTRO

Chi è il maestro? Non un educatore tradizionale o un maestro di memoria. Il maestro educa da educere, tendere la mano, condurre fuori da una certa condizione. Non si tratta di trasmettere un sapere. Il filosofo è un tale operatore. Epicuro ad esempio dirigeva gli altri, era hegemon = guida. Ai filosofi si chiederà come comportarsi ma anche come guidare gli altri uomini.

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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