Definizione di reati propri esclusivi e non esclusivi

REATI PROPRI ESCLUSIVI

Nei reati propri esclusivi l'intraneo deve tuttavia essere l'esecutore, perché la realizzazione del fatto esige un'attività personale da parte del soggetto qualificato: ad es., nell'incesto (art. 564.1) il rapporto sessuale deve essere intrattenuto dal parente o dall'affine, non da un estraneo che, per quanto istigato o agevolato da un intraneo, non potrebbe mai integrare la fattispecie criminosa.
Dal punto di vista dell'imputazione soggettiva, l'ipotesi del concorso nei reati propri esclusivi soggiace interamente alle regole comuni circa la necessità che la qualifica dell'intraneo formi oggetto del dolo e sia quindi conosciuta dai vari compartecipi.
 
REATI PROPRI NON ESCLUSIVI

L'ipotesi dei concorso nei reati propri non esclusivi è disciplinata invece dall'art. 117, per il quale «se, per le condizioni o le qualità personali del colpevole, o per i rapporti fra il colpevole e l'offeso, muta il titolo dei reato per taluno di coloro che vi sono concorsi, anche gli altri rispondono dello stesso reato».
In pratica, se il reato è tale per tutti i concorrenti (es., appropriazione indebita: art. 646.1), ma per qualcuno di essi assume un diverso titolo in dipendenza della qualifica personale (es., peculato: art. 314.1), il mutamento di titolo si estende, a titolo obiettivo, a tutti i compartecipi.
Il giudice può tuttavia diminuire la pena inflitta agli estranei, se il reato proprio è più grave di quello commesso (“Nondimeno, se questo è più grave, il giudice può, rispetto a coloro per i quali non sussistono le condizioni, le qualità o i rapporti predetti, diminuire la pena” art. 117).
Condizione necessaria e sufficiente per l’applicazione dell’art. 117 è => che si abbia, per il concorrente non qualificato, un mutamento del titolo di reato: cioè nell’azione dell’”estraneo” devono già ricorrere gli estremi di una altro reato comune.