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Diagnosi di morte cerebrale


Ai fini della diagnosi di morte in necessaria la prova della perdita di tutte le funzioni dell’encefalo.
Tra queste è soprattutto dimostrativa, sebbene da sé sola non sufficiente, la cessazione irreversibile delle funzioni del tronco encefalico.
Giova allora ribadire che la l. 578/93 è categorica in merito alla necessità che ai fini della definizione di morte si accerti la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo e non solo di quelle del tronco, sì che quella definizione costituisca un giudizio diagnostico e non meramente pronostico.
Nel d.m. 582/94 è stabilito che l’accertamento della morte cerebrale è subordinato alla provata coesistenza delle seguenti condizioni:
1. stato d’incoscienza;
2. assenza di riflesso corneale, riflesso fotomotore, riflesso oculo-cefalico e oculovestibolare, reazioni a stimoli dolorifici, riflesso carenale e assenza di respirazione spontanea;
3. silenzio elettrico cerebrale, documentato da EEG eseguito secondo particolari modalità.
È opportuno precisare:
a. i riflessi spinali, spontanei o provocati, non hanno rilevanza alcuna ai fini dell’accertamento della morte, essendo la loro integrità compatibile con la condizione di cessazione irreversibile di tutte le funzioni encefaliche;
b. in confronto ai risultati probanti e convergenti di un esame clinico corretto e completo, finalizzato alla ricerca dei segni prima citati, riveste minore importanza l’effettuazione di eventuali ulteriori prove strumentali e talora dello stesso esame EEG, pure se imposto dal citato regolamento ministeriale.
Un tracciato EEG silente, anche quando registrato ad elevata amplificazione e per oltre ventiquattr’ore, non dà l’assoluta certezza che il cervello sia irreversibilmente spento.
Ai fini della diagnosi di morte si deve prendere in considerazione il solo silenzio elettrico assoluto, quindi un tracciato che non contenga potenziali elettrici (spontanei o provocati) al di sopra di 2 microvolts, registrati per una durata continuativa di 30 minuti.
Tenuto conto di ciò che si è detto si capisce che anche il neonato anencefalo è persona vivente; egli infatti, pur essendo privo di emisferi, è fornito oltre che di midollo spinale, del tronco encefalico.

Tratto da MEDICINA LEGALE di Stefano Civitelli
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