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Diritto del lavoro: fonti regionali

DIRITTO DEL LAVORO: FONTI REGIONALI


Fonti regionali in ambito sovranazionale: aderiscono una parte degli Stati esistenti.
Il diritto europeo non include la generalità degli Stati, ma solo una parte. Nell’ambito di queste fonti regionali possiamo distinguere fonti primarie (trattati istitutivi UE) da fonti secondarie.
Fonti primarie: i trattati istitutivi dell’UE e successive modifiche.
Il Trattato di Lisbona nelle sue norme iniziali ha richiamato la Carta di Nizza (invio per relationem): in molte norme si vedono riflessi i diritti sociali, fra questi il diritto del lavoro.; per es. il principio secondo il quale il recesso datoriale non può essere immotivato, parità di trattamento retributivo tra uomini e norme.
Le fonti secondarie sono atti che possono essere elaborati dall’UE, per es. i regolamenti.
La Carta di Nizza ha sempre avuto un valore orientante ai fini dello sviluppo della disciplina UE.
Trattato di Lisbona: fa un espresso riferimento alla Carta di Nizza, attraverso un rinvio per relationem (fa riferimento ai diritti, non li riproduce all’interno dei trattati istitutivi).
Altre fonti regionali internazionali primarie sono i regolamenti, normative dotate di diretta efficacia nell’ordinamento giuridico nazionale facente parte dell’UE.
Il ruolo delle direttive nel diritto del lavoro è stato via crescente: non ci sono istituti del diritto del lavoro che non devono il loro attuale assetto ad una direttiva UE. Per es. il principio della parità retributiva, il tema del diritto antidiscriminatorio,.. Le direttive quindi hanno un ruolo fondamentale; richiedono una norme recettizia. 
Accanto le direttive ci sono altri atti dell’UE: le raccomandazioni. Non hanno alcun carattere precettivo.
Le decisioni della Corte di Giustizia Europea: hanno valore vincolante su come dirimere una situazione.

Tratto da DIRITTO DEL LAVORO di Francesca Morandi
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