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Diventare mormoni per integrarsi rinunciando al buddismo


Per i cambogiani, che costituivano una minoranza, diventare mormoni era un tramite per l’integrazione nel mondo cristiano. I rappresentanti della chiesa favorivano questo processo e spingevano i nuovi membri cambogiani a elevarsi socialmente ed economicamente seguendo gli stessi percorsi dei mormoni, perché così si sarebbero collocati all’estremità bianca, in contrasto con i cambogiani non convertiti. Le giovani donne cambogiane-americane si convertivano più facilmente degli uomini, allo scopo di acquisire le forme e i rituali della condizione femminile bianca, di differenziarsi dagli uomini cambogiani e di avere quindi maggiori opportunità di sposare i bianchi.
La chiesa offriva tutti i generi di attività grazie ai quali i giovani cambogiani potessero imparare, in un ambiente sicuro, a essere uomini e donne americani single. Il tempio era un comprensorio enorme, con molte sale attrezzate per giochi, balli e adunanze religiose. In quel contesto giovani uomini e donne potevano diventare amici, uscire insieme, organizzare il proprio matrimonio e imparare a interagire con la società bianca. Per molti giovani cambogiani che vivevano in zone con un alto tasso di criminalità, non c’erano altri luoghi dove andare nei fine settimana a eccezione delle strade, in cui spadroneggiavano spacciatori, gang e prostitute. Il tempio mormone, quindi, era un porto sicuro, specialmente per le giovani donne che volevano uscire nei week end.
I matrimoni tra le ragazze cambogiane e i mormoni bianchi facevano soffrire soprattutto i genitori cambogiani.
A spingere alcuni giovani cambogiani verso il protestantesimo erano state la loro ignoranza del buddismo e la sua apparente immaterialità.
Nell’immediato e disordinato mondo degli immigrati cambogiani, il buddismo appariva come un’altra tradizione che richiedeva sacrificio e sofferenza, mentre l’immagine di Gesù Cristo presentata dai mormoni era quella vincente.
È facile notare come, per alcuni giovani cambogiani, la conversione assumesse i tratti di un rito di passaggio nella reinvenzione di sé, una rottura con la cultura rurale del Sudest asiatico dei genitori e un tuffo nel nuovo mondo dell’America del ceto medio.
Nel protestantesimo c’è un’aura bianca e maschilista, presente in tutte le sue pratiche, nei suoi rituali e nei suoi prodotti. Per gli immigrati non bianchi, gli uomini protestanti sono gli inequivocabili simboli e attori del successo: la giacca e la cravatta, le scarpe lucidate, l’aspetto distinto e la distaccata cortesia.
Le giovani donne post-adolescenti imparavano a gestire la propria soggettività con sane abitudini di vita e a sviluppare un nuovo status che incutesse rispetto e facilitasse unioni con i mormomi bianchi.
Diversamente dalle imposizioni e dai silenzi dei genitori, la chiesa forniva il vocabolario e i gesti dell’amore che le giovani donne apprezzavano, e offriva loro un linguaggio per socializzare e appartenere alla società bianca, e una possibilità di esprimere chi volevano diventare. Il sesso prematrimoniale viene molto scoraggiato.
A causa dell’estesa attività missionaria della chiesa mormone tra le popolazioni di colore, un numero sempre maggiore di giovani missionari americani sposava donne esotiche conosciute durante le missioni oltreoceano o nelle comunità di minoranza negli Stati Uniti.
La chiesa mormone, in quanto forza modernizzante alternativa, era semplicemente la più efficace fra le istituzioni cristiane nel mettere insieme l’ascetismo religioso con le abitudini volte ad accumulare uno status economico.

Tratto da DA RIFUGIATI A CITTADINI di Anna Bosetti
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