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Divinità materiali


Il termine animismo indica una concezione religiosa secondo la quale ogni cosa, gli alberi, i fiumi, le pietre, le montagne, sarebbe pervasa da un’anima divina, un determinato potere che risiede negli oggetti o in determinate persone, i capi; l’attribuzione di poteri soprannaturali a entità materiali è presente anche in culti istituzionalizzati, come l’acqua di Lourdes per i cattolici.
Il paganesimo (culti non istituzionalizzati, privi di una struttura organizzata, limitata a piccoli gruppi) è veramente l’opposto del cristianesimo per 3 motivi:
1) assenza di contrapposizione tra spirito e corpo;
2) non istituisce la morale come principio esterno rispetto ai rapporti di forza che segnano la vita quotidiana;
3) ipotizza una continuità tra ordine biologico e ordine sociale.
C’è un forte legame tra realtà fisica e dimensione spirituale, elemento comune a molti culti tradizionali, che porta verso la dimensione rituale, grazie alla quale si identifica il paganesimo; dimensione che corre sul doppio binario del simbolo e della sua rappresentazione materiale: un sistema simbolico, rappresentazione e espressione di due tipi di realtà, quella sociale e quella fisica, e ha quindi per forza bisogno di oggetti. I luoghi di culto tradizionali sono spesso oggetto di sacrifici animali: il fatto di raccogliere materia su materia (sangue e piume sugli oggetti) conferisce loro importanza. L’oggetto, chiamato feticcio, reifica il dio, lo rende materiale, talmente tanto materiale che le statuette o i loro simulacri devono essere nutriti con offerte di cibo e bevande, poiché rappresentano allusivamente l’immagine del corpo umano: ma possiedono anche una loro forza vitale in quanto materia, che diventa quindi una componente essenziale per la creazione dei dispositivi simbolici, creando la relazione tra ciò che sono e ciò che rappresentano. Ma non basta distruggere l’oggetti per distruggere la credenza: l’oggetto è importante, ma quello che è fondamentale è quella tensione che si crea tra il concetto e l’oggetto che lo simboleggia, tensione che unisce le due facce della medaglia, e allo stesso tempo le oppone mettendole su due piani di percezione diversi. La materia pura è difficile da pensare, e perciò occorre darle una forma di vita, un’intelligenza.

Tratto da IL PRIMO LIBRO DI ANTROPOLOGIA di Elisabetta Pintus
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