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Docimasie polmonari


a. docimasia metrica, consiste nel verificare l’espansione del torace, misurandone la circonferenza e confrontando i valori con quelli teorici, si da trarne indizi circa l’avvenuta respirazione (da sé sola questa prova ha però ben scarso valore);

b. docimasia radiologica, il polmone che ha respirato si osserverà la maggior trasparenza dei campi polmonari;

c. docimasia diaframmatici, si esamina la posizione della cupola diaframmatica: questa, se la respirazione è normalmente avvenuta, apparirà abbassata; se la respirazione non è avvenuta, apparirà sollevata.
Cause di errore:
i. enfisema putrefattivo post-mortale: in tal caso si può osservare un abbassamento della cupola diaframmatica anche nel polmone che non ha respirato;
ii. rigidità del diaframma, dovuta a cause patologiche: l’innalzamento della cupola può verificarsi infatti per cause patologiche diverse, anche nel polmone che ha respirato;

d. docimasia ottica, esaminando le superfici polmonari a occhio nudo si potrà apprezzare quanto segue:
i. nel caso di assenza di respirazione: i polmoni sono acquattati nelle rispettive docce, i loro margini anteriori sono sottili, rossi e non lasciano scoperta all’aia cardiaca;
ii. nel caso di avvenuta respirazione: i polmoni sono ben espansi, i margini anteriori sono arrotondati e ricoprono l’aia cardiaca, hanno un colore rosa o viola sfumato.
Cause di errore:
i. insufflazione artificiale di aria nel polmone che non ha respirato: in tal caso può essere evidenziato una certa dilatazione alveolare, ma essa appare irregolare;
ii. enfisema putrefattivo: in tal caso è possibile notare delle bolle dovute al gas putrefattivo, di colorito opaco;

e. docimasia idrostatica galenica, il polmone che non ha respirato a un peso specifico di 1,08-1,1, cioè poco superiore a quello dell’acqua e perciò affonderà se viene immerso nella bacinella di prova; invece se il polmone ha respirato, galleggerà, poiché il suo peso specifico è di circa 0,8, cioè inferiore a quello dell’acqua.
    Cause di errore:
i. errore di tecnica nell’effettuazione della prova: ad esempio falsi galleggiamenti dovuti ad incompleta chiusura della trachea con ingresso di aria post-mortem nei polmoni;
ii. enfisema putrefattivo: falsi galleggiamenti di frammenti di polmoni che sicuramente non hanno respirato; in tal caso, se si spremono sott’acqua le zone enfisematose si vedranno gorgogliare in superficie bolle più o meno grosse di gas;
iii. introduzione artificiale di aria post-mortem;
iv. ispirazione negli alveoli di vernice caseosa e di liquido amniotico;

f. docimasia polmonare palpatoria, se il polmone non ha respirato avrà una consistenza compatta, carnea; se la respirazione è avvenuta, il polmone acquisterà una consistenza soffice e crepitante.
        Cause di errore: insufflazione artificiale di aria ed enfisema putrefattivo;

g. docimasia polmonare istologica, per la prova più importante per il giudizio sull’avvenuta respirazione: il segno più evidente dell’avvenuta respirazione è la distensione dell’alveolo, che nei quadri più tipici apparirà ampio, contornato da setti sottili e pieni di sangue (con la respirazione si instaura infatti la nuova circolazione polmonare, al posto di quella placentare e quindi a livello dei setti viene richiamato sangue in notevole quantità); nel polmone che non ha respirato le cavità alveolari sono difficilmente riconoscibili, i setti sono larghi e spessi, con vasi di calibro piccolo;

h. docimasia polmonare biochimica, si basa sul dosaggio dei fosfolipidi: nel polmone maturo sono costituiti per circa tre quarti da dipalmitolofosfatidilcolina.

Tratto da MEDICINA LEGALE di Stefano Civitelli
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