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Equilibrio e declino dei sistemi internazionali


Nel corso di millenni, imperi, potenze egemoni e grandi potenze in ascesa e in declino si sono alternati nel governo dei sistemi internazionali. Questi stati dominanti hanno di volta in volta mutato il sistema espandendosi sino al raggiungimento di un equilibrio tra costi e benefici di ulteriori mutamenti ed espansioni. Una volta raggiunta la situazione di equilibrio gli sviluppi che avvengono sia all’interno della potenza dominante sia nell’ambiente circostante cominciano ad indebolirla. I costi economici per il mantenimento dello status quo internazionale tendono a crescere più rapidamente della capacità finanziaria della potenza egemone di conservare la sua posizione e lo status quo.
Per mantenere la posizione dominante uno stato è costretto a consumare le sue risorse in spese militari, finanziamento degli alleati, aiuti esteri e costi relativi al mantenimento dell’economia internazionale. Questa protezione e i costi relativi non sono investimenti produttivi ma sono un salasso per l’economia dello stato dominante.  Quest’ultimo deve quindi poter disporre di un continuo surplus economico. Inizialmente questo surplus tende a crescere più rapidamente dei costi dell’espansione. Con il tempo però i profitti tendono a diminuire e i costi a crescere limitando un ulteriore espansione di uno stato. ad un certo punto si può dire che esista un equilibrio tra costi e profitti di un’ulteriore espansione e gli sforzi per cambiare il sistema internazionale.
Una volta raggiunto l’equilibrio tra costi e profitti di un’espansione, i costi per il mantenimento dello status quo tendono a crescere più rapidamente della capacità di finanziare lo status quo. Diventa sempre più difficile conseguire profitti sufficienti per coprire le spese per la difesa che tendono a crescere col passare del tempo. Come conseguenza dell’aumento dei costi della sicurezza e della diminuzione dei benefici dell’impero o dell’egemonia, il mantenimento dello status quo risulta sempre più arduo e il sistema internazionale entra in uno stato di squilibrio.
Questo divario tra costi e risorse provoca una crisi fiscale della potenza dominante.
Nell’epoca imperiale premoderna, caratterizzata da mutamenti economici e tecnologici relativamente lenti questo processo di crescita e declino richiedeva dei secoli. Nell’epoca moderna questo processo ha subito un’accelerazione.
Poiché il potere è un fatto relativo, l’ascesa e il declino di uno stato comporta per definizione l’ascesa o il declino di un altro.
Il reddito nazionale di una società è distribuito in 3 settori generali:
Protezione: costi di sicurezza nazionale e tutela dei diritti di proprietà dei cittadini
Consumo: privato e pubblico di beni e servizi
investimenti produttivi: parte del prodotto nazionale che ritorna al settore produttivo per incrementare l’efficienza e la produttività dei terreni, manodopera e impianti industriali.

Le quote della sicurezza e del consumo tendono ad aumentare con l’invecchiamento della società. Ciò significa che la fetta del prodotto nazionale lordo reinvestito nell’economia deve necessariamente diminuire. Di conseguenza diminuiranno l’efficienza e la produttività del settore produttivo dell’economia su cui tutto il resto si basa. Se si verifica un’erosione della base produttiva diventa sempre più difficile far fronte all’aumento della domanda di protezione e consumi senza ulteriori contrazioni degli investimenti produttivi e senza minare quindi la futura salute economica della società. Questa entra in una spirale diretta verso il basso di aumento dei consumi e diminuzione degli investimenti che erode le fondamenta economiche, militari e politiche della posizione internazionale dello stato. in seguito la potenza in declino comincia a sperimentare il dilemma dell’aumento della domanda e delle risorse insufficienti.

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