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Eurobond


Sono titoli obbligazionari di lungo termine emessi su mercati finanziari internazionali in una valuta diversa rispetto a quella del Paese di origine dell’emittente. Si tratta di obbligazioni offerte simultaneamente su più mercati, ma denominate in una singola valuta, collocate soprattutto al di fuori del mercato della moneta nella quale sono denominate. Principali caratteristiche:
Durata compresa tra 1 e 5 anni
Cedola corrisposta trimestralmente, semestralmente o annualmente. E’ ancorata a parametro di riferimenti interbancari (LIBOR; EURIBOR, etc).
Garanzie offerte: si tratta di titoli unsecured dato il merito di credito dell’emittente (investment grade)
Importo: il 10% e il 90% delle emissioni
Circuiti di negoziazione: la maggior parte su mercati over-the counter.
La grande maggioranza degli eurobond è composta da titoli al portatore (beared bonds).
Gli eurobond differiscono dalle obbligazioni estere (foreign bonds) poiché queste ultime sono emesse da aziende in un singolo mercato non domestico sotto la regolamentazione e il controllo del Paese straniero in cui vengono emesse.
Le floating rate notes sono titoli di debito dell’euromercato a cedola variabile. Si avvalgono di un meccanismo di adeguamento riferito a determinanti parametri finanziari di breve termine (es. EURIBOR, il prime rate o il rendimento dei titoli di Stato a 3 mesi). Vantaggi:
Costituiscono un investimento interessante in periodi di instabilità dei tassi di interesse quando i gestori tendono a smobilizzare gli impieghi in titoli a lungo termine a cedola fissa a favore di strumenti più “agili” le cui performance sono legate ai mutamenti di mercato (le FRN sono definite “conservative”: la volatilità dei loro prezzi non è mai particolarmente pronunciata)
L’esistenza di un mercato secondario estremamente funzionale garantisce una liquidità pronta con costi di transazione estremamente contenuti
Le scadenze sono generalmente a m/l termine e il rischio di insolvenza –spesso per le emissioni a rendimento variabile- è spesso elevato. Vi è la possibilità di sottoscrivere un’opzione put, con cui l’investitore può liberarsi del titolo chiedendo all’emittente il riacquisto dello stesso al valore nominale; e alcune emissioni presentano un’opzione call, ovvero il diritto dell’istituzione emittente di riacquistare la note al valore nominale oppure corrispondendo un premio agli investitori.

Tratto da FINANZA D'AZIENDA di Alessia Chiovaro
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