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Filangieri e gli elementi di educazione fisica


I primi elementi di educazione fisica, intellettuale e morale erano infatti di carattere generale, ed era opportuno che fossero impartiti a tutti con le stesse modalità, secondo i canoni del metodo normale, che a quel tempo andaca diffondendosi anche nel regno di Napoli, con l'avvertenza che il carico fisico non fosse preponderante a quello scientifico per gli allievi del ceto agiato. Non era tanto in discussione la condizione nella quale erano nati ma quella alla quale le circostanze gli avrebbero destinati.
Lo Stato non doveva delegare l'insegnamento a nessuno, poiché avrebbero potuto avere interessi diversi rispetto al bene pubblico.
Riteneva poi che l'obbedienza alla legge dovesse essere spontanea, prevedendo il beneficio futuro che ne avrebbero tratto i figli; ciò sarebbe stato il miglior incentivo per indurre i genitori ad inviarli a scuola ancor più della minaccia di una sanzione. Per favorire l'accettazione dell'obbligatorietà dell'istruzione da parte dei ceti meno abbienti, Filangieri prevedeva la gratuità di essa, oltre che la refezione e la distribuzione di indumenti e altri oggetti.
Filangieri affermava poi la laicità, non solo dei contenuti dell'istruzione ma anche della condizione dell'educatore, ritenendo che per essere buoni uomini di Stato non si poteva garantire la formazione a chi di cose terrene non si intendeva se non come semplice preparazione a ciò che c'è di ultraterreno. L'educazione religiosa era ammessa ma non in forma dogmatica né in forma di catechismo professionale.
L'educazione doveva mirare a formare principalmente la personalità economica, quindi doveva formare il giovane all'esercizio di un'arte che rappresentasse il mezzo per procacciarsi il benessere in armonia con gli interessi generali della società. A tale fine, ciascuna comunità doveva nominare tra i cittadini più esemplari dei custodi, a cui affidare i ragazzi dai 15 ai 18 anni. L'assegnazione a un custode, che doveva avviarlo al proprio mestiere, avveniva sulla base delle indicazioni dei genitori, che indicavano la professione per il figlio salvo diverso parere del magistrato, al quale spettava l'ultima parola. Potevano infatti verificarsi due inconvenienti:
- il fanciullo non era o non si sentiva adatto a quell'arte → si cambiava arte
- il fanciullo prometteva di risplendere in un mestiere riservato ai futuri dirigenti → c'era il problema del mantenimento dell'istruzione superiore, che spettava ai genitori. Filangieri auspicava in questo caso la fondazione di una sorta di cassa comune di educazione.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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