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Film nel dopoguerra europeo. Heimatfilm, commedia e neorealismo


"The bridge on the river Kwai" è un film importante, sia perché è una produzione europea che riscosse successo in tutto il vecchio mondo, sia in quanto è rappresentativo dei tentativi europei di liberarsi dell’influenza americana.
Dopo la guerra arrivarono i film gangster o i noir, e non è difficile capirne l’importanza; c’è qualcosa di uovo nel trattamento cinematografico delle storie: non ci sono misteri e la polizia non conduce vere indagini; il racconto è continuamente interrotto da piccoli incidenti che focalizzano l’attenzione degli spettatori più sui protagonisti che sul loro lavoro(“The blue lamp” e “Jenny Lamour”).
Piuttosto che competere con gli Stati Uniti, l’Europa preferì attenersi alle vecchie formule collaudate. La Germania tornò alla moda degli anni’30 con gli “Heimatfilm(paese, luogo in cui ci si sente a casa)”. L’omologo italiano degli Heimatfilm fu il melodramma. È profondamente radicato nella letteratura italiana; i drammi familiari furono molto apprezzati negli anni’50 perché i registi seppero proiettare personaggi di un indefinito XIX secolo nel mondo contemporaneo. L’Inghilterra restò fedele alla commedia, che occupava ancora la maggior parte delle programmazioni.
La commedia gode di uguale popolarità in tutti e 4 i paesi. Le produzioni di Hollywood univano un’eccezionale verve comica a un mordace senso della satira e a una critica sociale che spesso mancava nel Vecchio Mondo. Pochi registi furono in grado di imparare qualcosa dall’esperienza americana(“Jour de fète”di J.Tati, “The man in the white suit”di A.Mackendrick,, “Il ritorno di don Camillo”, o “8/15”). Solo i film tedeschi e francesi fanno apertamente riferimento a Hollywood(classiche gag). 08/15 è il primo attacco, violento e profondo, al militarismo tedesco, alla sua stupidità e crudeltà. Gli altri film non hanno riferimenti diretti alle produzioni americane. Da un punto di vista puramente tematico, i 4 film illustrano la permanenza del passato senza alcun orgoglio. Jour de fète usa le formule americane senza modificarne il significato e ricorre all’accumulazione delle gag. Le citazioni americane in The man in the white suit sono più sottili(inseguimenti); un uso ironico di procedimenti già noti agli spettatori offre la possibilità di cogliere il messaggio e seguire l’alterazione dei segni ereditati dagli Stati Uniti. I 4 film sono molto diversi. Il ritorno di don Camillo pretende di ignorare suggestioni americane e, grazie ai modelli creati dal neorealismo, adotta uno stile schietto, per dar vita alla satira: in realtà fa riferimento all’America. Gli altri film ricorrono ai sistemi testuali di Hollywood, ben noti al pubblico, per sovvertirli. Nei 4 casi è in gioco la modernizzazione di un vecchio paese e da questo punto di vista gli Stai Uniti non sono lontani. Ma c’è un elemento in questi film che non è di derivazione americana: la capacità di deviare rispetto alla trama e offrire rappresentazioni immotivate, puramente poetiche.
Hollywood offrì a molti registi europei un “pretesto”, non un modello ma una possibile fonte di ispirazione. I alcuni casi prevalse l’imitazione, m ci furono anche innovazioni in un campo in cui Hollywood era forte e aveva accumulato una lunga esperienza.
Oltre il neorealismo il cinema europeo offre ben poco. Nei 15 anni successivi alla guerra, l’Europa non diede alla storia del cinema molti capolavori. L’America vittoriosa pensò di potersene avvantaggiare. Nello stesso periodo si svilupparono i vari cinema nazionali.
Il fatto più importante, che rende speciali questi anni, fu l’incredibile aumento del pubblico. Andare al cinema divenne un imperativo. Non si deve cercare in questo fenomeno una spiegazione della povertà delle produzioni; alcuni non avevano scelta ma altri esprimevano gusti ben definiti, volevano divertirsi ed essere informati, non presi in giro. L’uscita dai circuiti dei film della Resistenza dopo il 1947 si chiarisce meglio in quest’ottica: le implicazioni politiche e ideologiche della guerra clandestina erano troppo forti per il grande pubblico, che con le incursioni settimanali al cinema, cercava il divertimento. Questo concetto non apparteneva alla tradizione della maggior parte dei registi europei e Hollywood ottenne i suoi migliori incassi.

Tratto da CINEMA DEL NOVECENTO IN EUROPA di Laura Righi
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