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Forma e caratteristiche "Saggi" di Montaigne



I Saggi di Montaigne non possiedono uno schema stilistico prefissato. Gli argomenti che egli sviluppa sono tra i più vari e la forma aperta del saggio gli permette di spaziare e di avere maggior libertà rispetto al tema che va a trattare. In essi vi è un tono più diretto rispetto alle opere di tipo scientifico dimostrativo, tono che spesso sfocia nell’ironia e nella confessione personale.
Uno dei motivi di fascino degli Essais è dunque rappresentato dalla scrittura saggistica. Essais prima che significare “saggi” significava anche “preludio”, “esercizio”, “prova”, “tentativo”; così Montaigne sfrutta questa ricchezza semantica per piegare la propria scrittura alla inedita materia del saggio. Si è spesso parlato di frammentarismo a proposito di questi saggi ed egli stesso parla di “vagabondaggio” da un argomento all’altro. C’è una netta differenza tra i due concetti: quello coglie un limite (che in questo caso non esiste), l’altro evidenza un’intenzione consapevole. Questo frammentarismo corrisponde ed evoca anche lo scetticismo di Montaigne. Il saggio non è allora dettato tanto da un’esigenza stilistica, quanto dalla prudenza del suo scetticismo e dalla consapevolezza della natura dell’oggetto da indagare: se la mia anima potesse stabilizzarsi non mi saggerei, mi risolverei. Ad ogni modo ciò che conferisce compattezza ai saggi è “l’io narrante” che permette a Montaigne di essere onnipresente.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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