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I 3 livelli dell’approccio integrato alla schiofrenia


In questo ambito strategico ha valore e senso di attualità l’approccio integrato, su 3 livelli:

1° livello d’integrazione: la necessaria integrazione dei modelli teorici di riferimento.
Quanto maggiori sono i nostri fondamenti epistemici, tanto più raffinati possono essere i nostri strumenti di lettura dell’universo psichico e più incisive le nostre strategie terapeutiche di fronte alla sfida della complessità che comporta il mondo della schizofrenia.
E’ importante che avvenga nell’operatore l’introiezione del limite dei vari modelli. La stessa introduzione dei modelli e dei loro limiti, integrate da una sana esperienza clinica, comporta lo sviluppo di particolari abilità di approccio. Queste ultime, al di là di strategie concordate nel gruppo terapeutico, si esprimono nell’ambito della creatività individuale dell’operatore attraverso meccanismi intuitivi tanto sul piano diagnostico quanto su quello terapeutico.

2° livello di integrazione: la necessaria combinazione delle terapie (farmacoterapie, psicoterapie, socioterapie) assicura oggi i migliori risultati.
I maggiori benefici derivati dalle terapie combinate:
riduzione del dosaggio dei farmaci e conseguente diminuzione dei relativi effetti collaterali,
diminuzione della frequenza delle recidive schizofreniche e del numero dei ricoveri,
evoluzione più favorevole con maggiore remissione sincronica,
maggiore adattamento ed integrazione socio-familiare.

3° livello d’integrazione: la necessaria utilizzazione di tutte le risorse del servizio pubblico, nella molteplicità delle risorse strutturali e competenze professionali.
Occorre promuovere una nuova cultura della cronicità; occorrono adeguate prassi terapeutiche, assistenziali e riabilitative, nuove strutture territoriali, diversificate così come sono i bisogni complessi inerenti alle peculiari disabilità emozionali e relazionali dei pazienti schizofrenici.
All’interno del gruppo di lavoro, occorre salvaguardare la diversificazione professionale delle competenze che peraltro aiuta l’operatore a far fronte all’indifferenziato dell’universo psichico, ma bisogna anche evitare l’irrigidimento dei ruoli e favorire un dialogo sempre attento e disponibile alla critica ed alla verifica dei risultati.

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