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I CAMBIAMENTI DELL'ECONOMIA E RIVOLUZIONE KEYNESIANA


Gli sviluppi interni all'economia e alla sociologia che influiscono sulla ridefinizione dei loro confini sono:
a) indagine economica: a partire dagli anni 30', si ha il sempre più frequente tentativo di ridurre lo scarto tra i modelli analitici e la realtà storico-empirica.
Nella teoria neoclassica tradizionale erano prese in considerazione 2 strutture ideali di mercato, quella di concorrenza perfetta e quella monopolistica. Queste configurazioni apparivano poco adatte a descrivere la realtà concreta dei mercati, da qui allora l'interesse, nei primi anni 30', per forme di mercato definite come: la concorrenza imperfetta (Robinson)  e la concorrenza monopolistica (Chamberlin). Entrambi questi autori mettono in discussione l'idea di mercati concorrenziali nei quali sono trattati beni omogenei. Tale caratteristica dei beni permette infatti il funzionamento mercati concorrenziali perfetti, basati sull'ipotesi che i consumatori reagiscano nello stesso modo a differenze di prezzo dei beni prodotti, spostandosi tutti sui beni a più basso costo. Nella realtà difficilmente le cose vanno così.
Infatti la Robinson sottolinea che i consumatori non necessariamente rispondono in modo analogo a differenze di prezzo nei prodotti, perché nel loro comportamento di consumo tengono conto di una varietà di fattori (localizzazione del venditore, costi di trasporto).
Chamberlin punta a sua volta l'attenzione sulla differenziazione del prodotto come risorsa attraverso la quale le imprese possono in parte sottrarsi alla concorrenza determinando una segmentazione del mercato (creazione di un marchio di fabbrica, pubblicità) e acquistando così un vantaggio rispetto ai concorrenti, da qui appunto il concetto di concorrenza monopolistica per descrivere le forme di mercato prevalenti nella realtà empirica. La concorrenza monopolistica fa si che si possano pagare prezzi più alti rispetto a quelli della concorrenza, perché le imprese riescono ad esercitare un maggior controllo sui prezzi attraverso la differenziazione del prodotto. Con essa dunque sono messi in discussione i tradizionali principi della sovranità del consumatore e dell'efficienza dei mercati concorrenziali.
I nuovi studi, pur non alterando sostanzialmente la teoria dell'azione dei neoclassici, con i suoi assunti utilitaristici e atomistici, permettono un recupero nella capacità di adesione dei modelli economici nella realtà empirica.
Ma il "ponte verso la realtà" è costituito dall'opera dell'economista inglese John Keynes. Una caratteristica curiosa della rivoluzione keynesiana è quella di essere stata anticipata di fatto dalle politiche economiche di molti governi. In effetti, la necessità di misurarsi con gli effetti drammatici della Grande depressione degli anni 30'aveva spinto a rompere con l'ortodossia economica, che confidava con i meccanismi di riaggiustamento automatico dei mercati. E così lo stato aveva assunto un ruolo più attivo in campo economico e il ruolo decisivo di Keynes fu di dare all'intervento dello stato una solida fondazione teorica.
In particolare Keynes afferma che la maggior parte dei mali economici sono frutto dell'incertezza, per far fronte agli effetti negativi della quale si deve prevedere un ruolo più rilevante dello stato nella regolazione delle attività economiche.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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