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I delitti di prostituzione e di pornografia minorili in generale


Tali delitti sono stati introdotti in parte del 1998 e in parte nel 2003.
Tali leggi danno attuazione:
- alla Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo, che impone agli Stati di prendere le misure di prevenzione verso ogni tipo di sfruttamento sessuale dei minori;
- alla Dichiarazione Finale della Conferenza Mondiale di Stoccolma, che considera lo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali come una nuova forma di schiavitù, oltre a citare tutti i gravi danni allo sviluppo del minore che tali esperienze comportano.
Infine prevede la persecuzione penale di beneficianti, intermediari, e clienti di tali prodotti pedopornografici;
- alle continue sollecitazioni della Comunità Europea, sia dal punto di vista dello sfruttamento del sesso minorile che dal punto di vista del turismo sessuale;
- alla decisione-quadro del Consiglio dell’Unione Europea sulla lotta alla tratta di esseri umani, che prevede la configurazione come reati di certi comportamenti e l’inasprimento delle pene;
- alla decisione-quadro del Consiglio dell’Unione Europea sulla lotta allo sfruttamento sessuale dei bambini, che traccia le linee comuni della disciplina in questo settore per gli Stati membri.
Le finalità delle due riforme del 1998 e del 2003 sono:
- rinforzare la repressione penale in tema di prostituzione e pornografia minorile, affiancando anche una responsabilità amministrativa sulle società;
- fornire alle autorità giudiziarie più efficaci strumenti processuali;
- attribuire alla polizia nuovi mezzi per contrastare tali comportamenti;
- tutelare i minori dai danni fisici e psichici;
- attribuire ad organismi istituzionali i compiti di repressione di tali reati.
Sia tutti i documenti internazionali che le riforme italiane sono spinti da tre ragioni fondamentali:
- inasprire le sanzioni;
- ammodernare i vecchi delitti di schiavitù e tratta;
- introdurre i nuovi reati di prostituzione e pornografia minorili.

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