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I principi generali ed il quadro normativo


È l’art. 20 cost. la norma costituzionale di riferimento per l’intera disciplina degli enti ecclesiastici, ove si afferma che “il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività”.
L’art. 20 cost. introduce una forma di tutela a favore di quei soggetti (enti, movimenti, associazioni con finalità religiosa, ecc…) che per non volere o non potere concretamente rientrare nei confini tratteggiati dalla legge per gli enti ecclesiastici, rimarrebbero esclusi da ogni forma di tutela specifica.
La normativa essenziale va anzitutto individuata nell’ambito degli accordi ed intese sottoscritti dalla Repubblica con la Chiesa cattolica e alcune confessioni religiose di minoranza; dopodiché nella normativa unilaterale italiana e infine non bisogna dimenticare che gli enti ecclesiastici sono enti confessionali che trovano quindi la loro origine e parte della loro regolazione nei rispettivi ordinamenti religiosi.
Le norme ricordate determinano procedimenti sostanzialmente simili per gli enti ecclesiastici delle varie confessioni religiose che aspirano ad ottenere il riconoscimento della personalità giuridica.
È opportuno richiamare l’attenzione su alcune questioni: anzitutto non tutti gli “enti ecclesiastici” sono “enti ecclesiastici civilmente riconosciuti”, essendo la prima categoria più ampia della seconda.
È possibile, infatti, che un ente ecclesiastico non possa o non voglia, pur possedendone i requisiti, ottenere questa forma di riconoscimento.
In tal caso, come si vedrà meglio più avanti, l’ordinamento prevede per essi l’assoggettamento alle norme dettate per gli enti di fatto o a quelle proprie delle persona giuridiche private o quelle statuite per la tipologia organizzativa prescelta dall’ente per operare nel nostro ordinamento.
In secondo luogo, è importante sottolineare che il sistema normativo, sviluppatosi a partire dalle scelte operate per gli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica con la Riforma del 1984, ha fissato alcuni requisiti essenziali, che sono stati confermati anche con riferimento alle altre confessioni religiose: l’appartenenza confessionale, la nazionalità e il perseguimento di fini di religione o di culto.

Tratto da DIRITTO ECCLESIASTICO di Stefano Civitelli
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