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IL MODELLO DELLA PARALISI GENERALE E LE NEVROSI


La vera suddivisione della pratica e del sapere medico all’inizio del XIX secolo riguardava tra malattie con diagnosi differenziale e malattie con diagnosi assoluta; e tra queste due categorie vi era la buona malattia identificata con la paralisi generale. Si tratta di una buona malattia dato che agisce esattamente da intermediaria tra quelle che richiedevano la prova di realtà, ovvero le malattie mentali e quelle definite in base a una diagnosi differenziale e dotate di un riferimento anatomo-patologico.

Sempre  come intermediario tra malattie con diagnosi differenziale e quelle con diagnosi assoluta, ne troviamo un'altra cattiva e pericola, le nevrosi. Negli anni ’40 il termine includeva tutte le malattie caratterizzate da componenti motorie o sensoriali, malattie caratterizzate da disturbi nelle funzioni di relazione e comprendevano convulsioni, epilessia, isteria, ipocondria ecc.. Queste malattie erano considerate cattive perché: In esse vi era una sorta di confusione, irregolarità sintomatica e per l’estrema facilità a simulare che li caratterizzava, ma anche per la costante presenza di una componente sessuale del comportamento. In seguito la famosa diagnosi differenziale sarà applicata per discriminare tra le alterazioni neurologiche con lesioni anatomiche localizzabili e i disturbi definiti come nevrosi.

Tratto da IL POTERE PSICHIATRICO di Carla Callioni
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