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Il "furore" contadino francese - 1600 -


Ciononostante l'intensità del furore contadino francese non ha eguali in nessun'altra parte dell'Europa. Le sollevazioni francesi certamente portavano un segno diverso rispetto agli avvenimenti tedeschi di cent'anni prima: i motivi religiosi e politico – religiosi non vi avevano alcuna parte; la resistenza degli ugonotti al potere centrale non vi si mescolò, dunque la sua risonanza rimase misera al confronto con la Germania come del resto la partecipazione interessata di borghesi istruiti e letterati. Diversa rispetto alla Germania furono anche gli obiettivi militari e politici. Le rivolte francesi non erano dirette contro detentori locali di diritti a servitù e tributi. Solo nel Nord della Francia, nel movimento dei cosiddetti Lustrucus del Boulonnais nel 1622, il moto antifiscale si trasformò impercettibilmente in una rivolta antisignorile e antinobiliare così massiccia, da potervisi ravvisare il prototipo degli sviluppi rivoluzionari posteriori. Altrimenti, i contadini si scagliavano contro un solo ma potente nemico: lo stato assoluto, in procinto di lanciare la più dirompente delle strette fiscali della storia di Francia. I contadini attaccavano gli esattori con violenza esasperata e disperata. Non volevano colpire il re ma i prestigiatori fiscali di Richelieu che avevano calpestato le antiche libertà provinciali, tassando ad esempio il sale (le gabelle). La loro matrice politica non era assolutamente rivoluzionaria, anzi, conservatrice: tendeva a impedire i mutamenti, non a provocarli. Lo stato minacciava non solo i contadini ma anche i signori fondiari; tentava di fracassare un sistema di antichi diritti e solidarietà comunitarie in vigore da secoli.
Stavolta però le rivolte non portarono a mutamenti politici come nella Germania di un secolo prima; troppo avanti era ormai lo stadio evolutivo dell'assolutismo.
I connotati delle rivoluzioni contadine del 1700 sono fortemente impregnati di Illuminismo. Adesso i contadini sono un po' più istruiti, trovavano uno stato che si preoccupava di moderare la sua politica fiscale – come in Francia – o di proteggerli – come in Brandeburgo Prussia – e la borghesia, propagandando la libertà, forniva argomenti anche a loro.
Sulla base di queste premesse essi misero al centro delle loro azioni politiche i gravami economico – signorili. Economici e signorili, si badi bene. Nell'Europa rurale della congiuntura agraria del 1700 la situazione non era affatto tale che i contadini si trovassero ovunque di fronte ad una signoria fondiaria arretrata che esigeva diritti e tributi.
Nelle zone cerealicole francesi, ad esempio nel bacino parigino, la signoria fondiaria si modernizzava, trasformando la fattoria in proprio in una dinamica azienda capitalistica amministrata da affittuari borghesi o contadini sullo stile di quelle inglesi. Ecco allora la grande azienda così concepita divenire una potente concorrente della piccola e media azienda contadina suscitandone i malumori al pari del signore fondiario rentier che cercava di trarre profitto dalla congiuntura agraria in base ai tributi.
Le rivolte contadine antisignorili della fine del 1700 furono una componente estremamente importante dei movimenti sociali della Rivoluzione francese. Erano dirette contro la féodalité, termine con cui non intendevano solo gli oneri del sistema fondiario signorile ma anche le decime ecclesiastiche. Erano in molti a credere che la convocazione degli Stati Generali avrebbe portato l'età dell'oro e a sperare nella cessazione di qualsiasi onere, anche fiscale, nel paese; ma dopo il 1792 non si tardò a capire che nulla era cambiato: da uno stato monarchico esigente ad uno stato repubblicano altrettanto esoso.
È così che i contadini compaiono prima come forza rivoluzionaria, ottenendo tra il 1789 e il 1793 quello per cui avevano lottato, vale a dire l'abolizione della feudalità, e subito dopo come forza antirivoluzionaria, come base sociale di una larga opposizione realista, soprattutto in Vandea. La Francia rimane l'unico paese in età moderna con contadini (beninteso, quelli proprietari e relativamente agiati) capaci di liberarsi con le proprie forze da una costituzione rurale vigente da secoli.


Tratto da STORIA MODERNA di Gherardo Fabretti
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