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Il 1700 riformatore in Italia


L’azione riformatrici dei sovrani illuminati si svolse a fu incisiva in 3 stati italiani: il regno di Napoli governato dai Borbone, la Lombardia austriaca e la Toscana dei Lorena. Nel 1734 sul trono napoletano saliva Carlo di Borbone, figlio di Filippo V e Elisabetta Farnese: il mezzogiorno riconquistava un re proprio  e ala sua indipendenza. Re Carlo riformò l’amministrazione centrale attraverso la costituzione di dicasteri e segreterie più funzionali. Inoltre promosse la riforma dei tribunali fondata sui controlli e le limitazioni delle giurisdizioni feudali e l’avvio di un progetto di codificazione del diritto.
Nel 1759 moriva Ferdinando VI re di Spagna, senza eredi. Carlo di Borbone veniva chiamato sul trono di Spagna come Carlo III. A Napoli per la minore età del figlio di Carlo, Ferdinando, fu costituito un consiglio di reggenza.
La Lombardia dopo la pace di Aquisgrana cadde sotto il dominio austriaco. Anche il gran ducato di Toscana era entrato nell’orbita austriaca perché era stato assegnato nel 1737 a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d’Austria. Durante il regno di Maria Teresa furono promosse alcune riforme nella Lombardia Austriaca: l’amministrazione fu centralizzata e il personale reclutato in base al merito e alla preparazione tecnica; fu abolita la venalità delle cariche pubbliche. I due figli di Maria Teresa accelerarono il processo riformatore: Giuseppe, imperatore d’Austria dal 1765 al 1790 e Pietro Leopoldo, prima gran duca di Toscana, poi imperatore con il nome di Leopoldo II dal 1790 al 1792. Giuseppe II estese anche alla Lombardia le riforme promosse negli altri territori dell’impero asburgico e la inserì nel sistema economico integrato del sistema di scambi europei.
Pietro Leopoldo nel gran ducato di Toscana promosse 2 riforme molto importanti: la prima chiamata livellazione, concedeva ai mezzadri, a livello perpetuo, i terreni di proprietà dello stato in cambio di un canone annuo fisso e contenuto; la seconda fu il nuovo codice penale che aboliva la pena di morte, la tortura…

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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