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Il Manierismo


Il Manierismo nasce nel 1500 in un momento in cui molti artisti, che da Firenze si spostarono a Roma, presero come riferimento per le loro opere il linguaggio impostato da Leonardo, Michelangelo, Raffaello dandone una rielaborazione. Era una fase in cui gli artisti italiani stavano cercando di liberarsi dalle strutture tecniche e stilistiche del Quattrocento. Questo distacco, ovviamente, non avvenne in modo rettilineo e uniforme perché spesso il rompere una tradizione era visto in modo negativo.

I significati del termine "Manierismo":
Il termine "Maniera" più antico: è sinonimo di "stile", ovvero il “modo di eseguire un dipinto o una scultura”. Uno stile che era costituito contemporaneamente da due aspetti contrastanti: da una parte si riferisce al modo personale di fare ed è quindi sinonimo di individualità e originalità; dall’altra parte esprime il contrario, ovvero segnala gusti, atteggiamenti, modi di fare comuni ad una generazione, ad un gruppo di persone o ad una zona geografica.

Successivamente il Vasari, nella sua "Vite" degli artisti italiani, parla di "Maniera Moderna": termine con il quale vuole definire quella fase in cui gli artisti italiani dominano in modo egregio tutti i mezzi tecnici utili nell’arte per poter descrivere la natura e rappresentare i sentimenti degli uomini.

Nel corso del Seicento, il termine maniera acquistò un significato negativo e si iniziò a parlare di "Manierismo" con il quale si voleva bollare la deteriore tendenza alla copia dagli altri artisti e quindi la mancanza di vitalità creativa. In somma a questi artisti del Cinquecento definiti "Manieristi" veniva rimproverato l’eccessivo intellettualismo che, a partire dai tre protagonisti del Cinquecento, ricercavano POSIZIONI E ATTEGGIAMENTI DELLE FIGURE SEMPRE PIU’ COMPLESSE CHE RENDEVANO DI DIFFICILE COMPRENSIONE IL SOGGETTO; nonché L’USO DI COLORI TROPPO ACCESI CHE SPESSO MAL SI ACCORDAVANO ALLE STORIE SACRE; LUCI POCO NATURALI.

La rivalutazione dell’arte manierista avviene all’inizio del Novecento, quando divenne comune interpretare le opere d’arte manieristiche in termini di “Tensione”, “reazione”, “irrazionalismo”, o “crisi” e vedervi l’intenzione di suscitare un’impressione d’inquietudine. Ovviamente questa visione era anche frutto di della proiezione di un’epoca dominata dall’Espressionismo che valutava nelle arti tutti questi aspetti come fossero stimoli creativi.

Oggi, usiamo il termine "Maniera" nel senso storico dato dal Vasari: una "Maniera moderna" intesa come stile che segue l’arte di grandi artisti del Rinascimento tenendo conto delle varie fasi in cui sia articola.
Mentre parliamo di "Manierismo" ad indicare gli stessi stili derivati da Raffaello e Michelangelo in contesti in cui si evidenziano in contrapposizione con altre culture (come quella veneta).

Ricerca di “artificio”:
La ricerca di eleganza, grazia, artificio e rapidità di esecuzione nell’arte manierista trova compiuta espressione in una delle forme caratteristiche del linguaggio del maturo Cinquecento: la FIGURA SERPENTINATA: un modo di rappresentare il corpo umano in un complicato gioco di contrapposizione delle membra. La figura quindi prende la forma di una S. Le mebra del corpo vengono piegate innaturalmente in un fluire del movimento paragonabile ad una fiamma senza che nessuna traccia dello sforzo compiuto traspaia sul volto del personaggio raffigurato.
La composizione elegante e ricercata rivela il virtuosismo tecnico, la capacità dell’artista di far apparire facile ciò che è difficile e unire tutto ciò a citazioni dei grandi maestri in un insieme fluido tendente ad esaltare al sommo grado la bellezza. E’ il trionfo della “Maniera”, dello “stile per lo stile”.

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