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Il bilancio nelle società di capitali


Il bilancio è quell’insieme di documenti contabili (costituito da stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa e corredato dalla relazione degli amministratori sulla gestione, di quella dell’organo di controllo e di quella del revisore) intorno ai quali ruota l’intera disciplina delle società di capitali.
Molteplici sono le funzioni ricollegabili al bilancio:
- strumento per l’accertamento della consistenza del patrimonio sociale, unica garanzia dei creditori;
- strumento esclusivo per la determinazione dell’esistenza di utili e riserve distribuibili tra i soci;
- presidio dell’effettività delle norme a tutela dei creditori sociali;
- documento informativo principe, data la sua destinazione al pubblico;
- base per la tassazione delle società di capitali.
Le regole in materia di bilancio sono organicamente dettate in relazione alla s.p.a., ma le relative norme sono integralmente richiamate per le s.r.l. in modo che è possibile un discorso unitario.
Disposizioni speciali valgono per le società operanti in particolari settori (bancario, finanziario, assicurativo, ecc…).
Alle regole sul bilancio di esercizio si affiancano quelle sul bilancio consolidato, cioè sul bilancio dell’insieme delle società sottoposte a comune direzione e coordinamento considerate come se fossero un’unica impresa.
La rapida evoluzione del diritto societario trova nella materia del bilancio uno dei settori più caldi, soprattutto per l’introduzione nel diritto interno dei principi contabili internazionali, cioè degli International Accounting Standards (IAS) o meglio, secondo la loro nuova denominazione, International Financial Reporting Standards (IFRS).
Mentre la tradizionale disciplina di bilancio è basata sul principio di prudenza e, quindi, è volta soprattutto a comprimere l’utile distribuibile in favore dei soci per salvaguardare l’integrità del patrimonio sociale nell’interesse dei terzi, gli standard contabili IAS/IFRS sono finalizzati all’esigenza primaria di fornire agli investitori un’informazione adeguata, anche in chiave di prospettive reddituali, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria degli emittenti.

Con il d. lgs. 38/2005, l’ambito di applicazione dei principi contabili internazionali è stato così individuato:
- per quanto riguarda il bilancio consolidato, l’applicazione degli IAS/IFRS è obbligatoria, oltre che per le società con strumenti finanziari quotati, anche per quelle con strumenti finanziari diffusi.
L’adozione è invece facoltativa per tutte le altre società; una volta effettuata, però, tale scelta non è revocabile;
- per quanto concerne il bilancio di esercizio, invece, l’adozione degli IAS/IFRS era facoltativa nel 2005, ma obbligatoria dal 2006, per le società con strumenti finanziari quotati o diffusi presso il pubblico.
Le altre società possono adottare gli IAS/IFRS a partire dall’esercizio 2005, con scelta irrevocabile.
Le società che possono redigere il bilancio in forma abbreviata sono escluse in via assoluta dalla possibilità di predisporre il bilancio di esercizio sulla base dei principi contabili internazionali.
La contabilizzazione a valori correnti secondo gli IAS/IFRS può implicare l’evidenziazione di un maggior utile, composto in parte anche da valori stimati ma non ancora realizzati.
Per evitare che ciò si traduca in un pericolo per i creditori della società tramite la distribuzione in favore dei soci di utili al momento solo “sulla carta” e per assicurare la neutralità fra l’uso delle regole tradizionali e gli IAS/IFRS, viene allora previsto che l’importo delle plusvalenze discendenti dall’applicazione dei criteri IAS/IFRS vada iscritto in una speciale riserva non distribuibile fino a quando la plusvalenza non sia effettivamente realizzata.

Al momento sono quindi in vigore due diversi set normativi per la redazione del bilancio: quello tradizionale e quello dei principi contabili internazionali.
La profonda diversità tra i due sistemi ne impedisce una trattazione congiunta.
Nella trattazione seguente, quindi, si analizzeranno le regole tradizionali contenute nel codice civile.

Tratto da DIRITTO COMMERCIALE di Stefano Civitelli
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