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Il catechismo romano dopo il 1563

Il catechismo romano dopo il 1563


A partire dal 1563 il catechismo divenne una questione politica. Si iniziò la distribuzione dei compiti, seguendo l’ordine tradizionale: il Credo affidato agli Spagnoli, il decalogo, il Pater, i sacramenti. Il compito di
applicare i decreti tridentini toccava ai vescovi. Non è possibile omettere un accenno alla molteplice attività di Carlo Borromeo, nipote di Pio IV, che incarnò il modello di vescovo secondo lo spirito del concilio di Trento. Il catechismo romano, come verrà poi chiamato o catechismo del concilio di Trento, è imperniato, secondo le indicazioni della sua prefazione sulla fede, sulla Sacra Scrittura e la predicazione, tutte nozioni indispensabili per confutare gli pseudoprofeti ma soprattutto per procurare a ogni cristiano tutte le conoscenze che può desiderare. Questa esigenza di renderlo disponibile a tutti presuppone che il catechismo venga spiegato dai pastori; la predicazione e la catechesi potranno dunque fondarsi su 4 pilastri tradizionali: la fede confessata dei dogmi; la vita cristiana illuminata dai sacramenti e insieme guidata da un’interpretazione evangelica dei 10 comandamenti; la preghiera. Il catechismo, grazie alla sua pedagogia, il suo radicamento nella Scrittura e la solidità della sua teologia è uno degli strumenti più efficaci procurati dal concilio.



Tratto da LA RIFORMA PROTESTANTE di Alessia Muliere
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