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Il concetto di interculturalità



Importante è dunque a tali fini acquisire un concetto di interculturalità che diventi il modus strategico di pensare e operare in quella eterogeneità culturale e sociale, instabile e precaria, che caratterizza l’epoca storica attuale.

La multidisciplinarità non implica la rinuncia da parte della pedagogia interculturale ad avere una propria struttura teorica, tale è un discorso frutto dell’incessante e continuo Interpensare, incentrato su valori educativi, culturali, sociali, legali ed etici. Si contrappone dunque ad ogni idea unilateralista, assolutamente da abbandonare, piuttosto pone la Paideia ad emblema della nuova era, promuovendo la cultura nella sua alta espressione formativa e qualitativa, il tutto finalizzato al superamento dei grandi conflitti, delle indifferenze e delle negligenze che sono in controtendenza con lo sviluppo dell’umanità, di questa società sovraccarica di drammi, incomprensioni ed umiliazioni.

La questione del porsi il problema della diversità culturale è espressione di un impoverimento per una civiltà che abbiamo sempre difeso e protetto ma di cui fin troppo spesso se ne infrangono le migliori regole del vivere e del convivere. La pedagogia resta nel suo obiettivo comunque consapevole che un multiculturalismo tollerante non si possa automaticamente impiantare nei costumi della gente e che nessuna ricerca possa trovare la ricetta migliore per favorire la buona convivenza, si pone però il buon proposito di cercare di smontare tutti quegli stereotipi, tutti i peggiori fantasmi circa l’alterità sulle culture più povere, i disprezzi, il razzismo e la xenofobia.

In definitiva, la pedagogia interculturale intende promuovere il dibattito intellettuale e morale attorno ai principi dell’integrazione e della convivenza nelle nuove società multiculturali. Il quadro generale nel quale deve operare è sconfortante: antiche forme di rabbia compaiono ad oggi sollecitando sostanziali distanziamenti dalle nuove etnie, capovolgendo i paradigmi interpretativi con cui i valori e i principi dell’integrazione sono pensati, tanto da portare Michael Walzer ad accontentarsi di una “approssimativa uguaglianza tra i gruppi”.

La nostra modernità tra pigrizia e indolenza esalta contrasti ed intolleranze cancellando la sua storia ma soprattutto la sua cultura più antica, quella della generosità cordiale e ospitale dei greci verso la gente straniera. Ciò che oggi in realtà viviamo sono grandi conflitti sociali ed internazionali che vanno man mano ad intaccare le istituzioni morali e culturali proprie di una società. Nasce l’esigenza di cercare nuove regole di amicizia tra culture diverse e lontane.

L’intercultura si pone questo obiettivo ma i processi di integrazione sono lenti e faticosi poiché l’integrazione include un noi che riguarda il nostro modo di sentire, percepire, immaginare e accogliere. A tal proposito bisognerà smontare innanzitutto la nostra mentalità più solida, la maniera stessa di ragionare che impiega inemovibili pregiudizi impiegati per contrastare o negare dignità e riconoscimento a queste altre specificità culturali.



Tratto da INTERCULTURA. PAIDEIA PER UNA NUOVA ERA di Marianna Tesoriero
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