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Il concetto di sistema socio-tecnico


La ricerca di Eric Trist sulla riorganizzazione del lavoro in una miniera di carbone è la prima in cui si avanza il concetto di sistema socio-tecnico. L’adozione di una nuova tecnologia che consentiva il taglio meccanico del carbone, permise un forte aumento della produttività; però apportò anche dei gravi inconvenienti. Essa infatti comprometteva la coesione spontanea di un più pesante coordinamento burocratico; si verificarono forti tensioni e la produzione calò intensamente.
Tre sono i principi del sistema socio - tecnico:
1)  due differenti ordini di variabili, quelle tecniche e quelle sociali che concorrono in pari misura a definire un sistema produttivo. Le persone sono complementari e non subordinate alle macchine, con risorse professionali e sociali da sviluppare in sistemi cooperativi.
2) ogni organizzazione aziendale è un “sistema aperto” e l’equilibrio di tale sistema va ricercato nell’interscambio con il contesto. Particolarmente importanti sono gli elementi di interfaccia posti sul confine ambiente interno, esterno.
3) non è vero che la tecnologia disponibile imponga un solo modello organizzativo; è possibile scegliere tra diversi modelli di organizzazione del lavoro, quello più adatto a conciliare le esigenze tecniche con quelle del sistema.
Con il concetto di sistema socio-tecnico, per la prima volta si arriva a vedere l’organizzazione di una fabbrica, non come un sistema rigidamente determinata dalle tecnologie, ma al contrario, vi è la possibilità di scegliere la soluzione organizzativa più adeguata.
Trist sviluppò il concetto di sistema socio- tecnico fino a farne uno schema molteplice che non si limitava al lavoro operaio, ma che investiva  l’intera strategia manageriale.
La dimensione prevedibilità- imprevedibilità; tranquillità- turbolenza venne studiata fino in fondo. Trist ed Emery individuarono 4 livelli di complessità lungo il continuum che va dall’esterno di un ambiente tranquillo e casualmente distribuito (concorrenza perfetta) fino all’opposto di ambiente turbolento in cui i mutamenti significativi derivano dalle imprese concorrenti a dalla stessa struttura del mercato.
Di fronte alla massima turbolenza è necessario che le imprese si diano un nuovo assetto organizzativo. Devono passare dalla ridondanza  delle mansioni semplici a quella delle funzioni complesse; bisogna creare ruoli complessi.
La scuola socio tecnica si avvicinava molto a quella motivazionalista, ma le due differenze principali erano: l’importanza riconosciuta ai vincoli tecnologici che non vanno elusi ma conciliati con le esigenze sociali; e la matrice pro- labour piuttosto che pro- management della scuola socio-tecnica.

Tratto da STORIA DEL PENSIERO ORGANIZZATIVO di Priscilla Cavalieri
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