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Il fascismo di Mussolini in Italia





Uno dei principali modelli che hanno direttamente ispirato i nazisti è stato il fascismo. La crisi colpisce l’economia italiana con una violenza minore di quella manifestata in Germania, perché l’Italia ha rapporti meno diretti con l’economia statunitense. Ma anche qui la crisi si fa sentire con una contrazione delle esportazioni, una diminuzione della produzione e un aumento dei disoccupati. Mussolini affronta il programma organizzando lavori pubblici.
La ripresa dell’economia italiana, evidente dalla metà degli anni Trenta, induce il regime fascista a tentare: l’autarchia per incoraggiare consumatori e produttori ad avvalersi di risorse, materie prime e prodotti italiani; la corporativa attraverso un sistema di organismi ai quali fanno capo sia i rappresentanti degli imprenditori sia quelli degli operai dei diversi settori produttivi. Il loro compito è quello di rendere armoniche le relazioni di lavoro, eliminando i contrasti di classe e sindacali. Tuttavia l’economia italiana rimane relativamente sviluppata rispetto agli altri contesti occidentali. Mussolini ritiene che una grande crescita demografica possa incoraggiare lo sviluppo dei suoi piani di espansione bellica. Si avvia così una politica natalista con una linea antifemminile che da un lato esalta il ruolo materno delle donne e dall’altro le scoraggia ad intraprendere carriere professionali o attività lavorative. Nel 1923 viene proibito alle donne di diventare presidi; dal 1926 non possono insegnare storia, filosofia ed economia alle superiori; nel 1934 si introduce una politica delle quote negative per le amministrazioni pubbliche, dove le donne non devono superare una certa percentuale. Vengono anche ridotte le tasse per gli uomini che sono a capo di famiglie numerose e dati assegni familiari. L’aborto è considerato un crimine contro lo Stato, la contraccezione è scoraggiata, i celibi devono pagare un’imposta speciale e gli omosessuali vengono perseguitati.
Nel 1935 Mussolini decide di attaccare l’Etiopia. Le truppe del sovrano sono sopraffatte dalla brutalità dell’esercito italiano che si accanisce anche sulla popolazione civile. Nel 1936 l’Etiopia, unita all’Eritrea e alla Somalia italiana, forma la colonia dell’Africa Orientale Italiana. Mussolini proclama la nascita di un Impero italiano e Vittorio Emanuele III ne è Imperatore. La Società delle Nazioni protesta contro l’iniziativa italiana e blocca i rifornimenti di materiali destinati all’industria bellica italiana. L’Italia riceve così l’appoggio economico della Germania che si trasforma in un patto di alleanza, siglato nel 1936 come Asse Roma-Berlino: i due paesi si riconoscono due diverse potenziali sfere di influenza (verso l’Europa centro-orientale quella tedesca; verso il Mediterraneo quella italiana). L’accordo viene consolidato con la firma di un patto antisovietico sottoscritto anche dal Giappone e con l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1937.
Nel 1938 viene pubblicato il Manifesto della razza, in cui si afferma il carattere ariano della popolazione italiana e vengono espulsi dalle scuole e dalle università docenti e studenti ebrei.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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