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Il fenomeno dell’ottimismo nella percezione del rischio


Nell’ultimo decennio sono state fatte numerose ricerche sull’ottimismo e sulla relazione tra ottimismo e salute. Tre sono le linee di ricerca principali che lo riguardano:
L’ottimismo viene visto come tratto di personalità stabile, rispetto al quale si registrano le differenze tra le persone. Esso riguarda le credenze che le persone nutrono rispetto al verificarsi di determinati eventi. Le ricerche condotte da questa prospettiva hanno trovato relazioni positive tra ottimismo e benessere, sembra che i soggetti positivi siano più inclini ad assumere comportamenti protettivi. Le critiche riguardano la presunta immodificabilità delle cognizioni pessimistiche.
Una seconda concezione nasce dalla prospettiva attribuzionale, qui l’ottimismo viene visto come uno stile attribuzionale relativamente stabile, caratterizzato da una specifica configurazione di attribuzioni compiute per gli eventi negativi o positivi. L’aspetto più studiato è il pessimismo, tendenza a compiere attribuzioni interne, stabili e globali. La dimensione delle attribuzioni più rilevante per l’ottimismo è la stabilità/instabilità delle conseguenze. L’ottimista è colui che crede che le conseguenze positive siano più stabili e quelle negative più instabili. Le persone che compiono attribuzioni ottimistiche affrontano meglio lo stress di quelle pessimistiche.
Prospettiva che si riconduce alla Social Cognition, considera l’ottimismo come l’esito di un processo imperfetto di valutazione cognitiva dei rischi, ovvero un errore a suo favore. Consiste nella credenza che i risultati positivi accadano con maggiore probabilità a noi stessi più che ad altre persone. Le spiegazioni del bias ottimistico riconducono a fattori cognitivi e fattori motivazionali.
Van der Pligt distingue tra i fattori cognitivi responsabili dell’ottimismo:
• Bias egocentrico, dovuto alla conoscenza che le persone hanno del proprio comportamento
• Esperienza personale (le conseguenze negative per la salute e il benessere sperimentate direttamente riducono le valutazioni ottimistiche)
• Credenze stereotipiche (confronto sociale).
Fra i fattori di tipo motivazionale abbiamo la difesa dell’autostima e negazione difensiva (in condizioni di stress e minaccia, la negazione aiuta a proteggerci dall’ansia e dalla preoccupazione)
Il bias ottimistico assolve una funzione di autorafforzamento e autoaccrescimento, a tutela del sè.
L’ottimismo può indurre a sottostimare la vulnerabilità personale ai pericoli, riducendo la motivazione ad adottare precauzioni per proteggere la propria salute. I soggetti ottimisti che sottostimano la probabilità personale di incorrere in esiti negativi sono meno inclini ad adottare comportamenti protettivi.

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