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Il fordismo – David Harvey


La simbolica data di nascita del fordismo è sicuramente il 1914, quando Henry Ford introdusse la giornata di lavoro a otto ore a cinque dollari per gli operai della catena di montaggio automatizzata inaugurata l’anno precedente a Deaborn, nel Michigan. Ma l’introduzione e il consolidamento del fordismo furono in realtà processi ben più complessi. Nel 1911 era stato pubblicato il trattato di Taylor, Principi dell’organizzazione scientifica del lavoro, nel quale si spiegava che la produttività del lavoro potesse essere notevolmente aumentata suddividendo ciascun processo di lavorazione in movimenti semplici e organizzando compiti frammentari.

Di speciale in Ford (e ciò alla fine distingue il fordismo dal taylorismo) c’è la sua visione, il suo esplicito riconoscimento del fatto che produzione in serie significasse consumo di massa, una nuova politica di controllo e gestione dei lavoratori, un nuovo tipo di società democratizzata, razionalizzata, modernista e populista. Lo scopo della giornata di otto ore a cinque dollari era solo in parte quello di fare in modo che il lavoratore rispettasse la disciplina necessaria per far funzionare il sistema di catena di montaggio ad alta produttività. Si trattava infatti anche di fornire al lavoratore abbastanza denaro e tempo libero per consumare i prodotti fabbricati in serie che le grandi aziende sfornavano in quantità sempre maggiori.

Il sistema fordista si instaurò a seguito di un processo lungo e complicato durato quasi mezzo secolo. Vi erano in realtà due grossi ostacoli alla diffusione del fordismo negli anni fra le due guerre. In primo luogo, i rapporti di classe nel mondo capitalistico non potevano certo portare alla serena accettazione di un sistema produttivo nel quale il lavoratore veniva assegnato a lunghe ore di mera routine.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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