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Il tema del cambiamento e il ruolo del conflitto

Il tema del cambiamento e il ruolo del conflitto


Gilpin, con una teoria che si propone di combinare tanto il livello di analisi del sistema internazionale quanto quello dei singoli stati vuole spiegare come i sistemi internazionali cambiano. Articola il concetto di cambiamento nel campo delle relazioni tra stati su 3 livelli:
1. il mutamento dei sistemi, che riguarda la natura degli attori o dei diversi enti che compongono un sistema internazionale
2. il mutamento sistemico cioè un cambiamento nella forma di controllo o governo di un sistema internazionale. Si ha una cambiamento sistemico quando si produce una frattura tra il sistema sociale esistente e la distribuzione del potere nei confronti di quegli attori che trarrebbero più vantaggi da una cambiamento del sistema
3. il mutamento di interazione ovvero un cambiamento che risulta da regolari interazioni o processi tra entità del sistema internazionale.

Solo la presenza di un egemone può garantire una duratura stabilità del sistema ma quest’ultima è rea difficile dalla diseguale distribuzione del progresso economico e con il tempo si verifica un differenziale crescente tra il prestigio degli stati e il potere che essi sono in grado di dispiegare. Mentre la potenza egemone vede declinare il suo potere effettivo, le potenze in ascesa soffrono di una inconsistenza di status cioè hanno un rango che percepiscono inferiore alle proprie aspirazioni e capacità.
Sul gap tra status e potere come fattore di instabilità che innesca il cambiamento insiste anche la teoria della transizione di potere che associa direttamente l’esplodere di un conflitto di grandi dimensioni al mutamento della struttura di potere all’interno del sistema politico internazionale: se una nazione guadagna potere, la sua posizione relativamente migliore rispetto a quella di altre nazioni le minaccia e le induce a ribaltare tale guadagno con la guerra. O viceversa, una nazione che sta guadagnando potere nei confronti di un avversario, tenterà di rendere il suo vantaggio permanente riducendo l’oppositore con la forza delle armi.
Quanto più la distribuzione delle capacità politiche economiche e militari tra gli stati membri del sistema internazionale si distribuisce equamente, tanto più cresce la possibilità della guerra. La pace è meglio tutelata da uno squilibrio tra nazioni avvantaggiate e svantaggiate. La pace non è l’obbiettivo principale della volontà dell’egemone ma è il risultato di una distribuzione diseguale del potere che tanto più è marcata tanto più scoraggia la tentazione di eventuali sfidanti di ottenere un cambiamento della propria posizione.
Teoria del ciclo del potere: nel sistema politico internazionale ogni stato ha un ruolo, che riflette il suo potere relativo, le sue aspirazioni e la loro accettazione da parte del sistema. Quando potere e ruolo di uno stato vanno fuori sincronia crescono i rischi del verificarsi di momenti critici nel sistema. È allora che diventa più probabile che le disparità tra potere, status e aspettative siano percepite come una minaccia seria e conducano al conflitto. Si ha equilibrio quando la percentuale di potere dello stato A eguagli ala sua percentuale di ruolo. Ogni scostamento per questa posizione di equilibrio per il singolo stato si riflette sul sistema: l’impatto che un cambiamento del ruolo e potere del singolo stato ha sulla probabilità di generare un conflitto ne definisce l’elasticità.
La guerra egemonica è il motore permanente del mutamento politico e un modo di selezionare la leadership e nella formulazione della teoria dei cicli lunghi da luogo a periodi di dominio globale da parte di alcune potenze mondiali che nella storia hanno assicurato l’ordine del sistema internazionale. Il fattore di mutamento decisivo è la guerra che può far emergere un nuovo leader e provocare la trasformazione del sistema. Una guerra generale deve possedere 3 caratteristiche: deve coinvolgere la potenza leader del sistema; deve vedere la partecipazione della maggior parte delle grandi potenze del sistema; deve essere una guerra di grandi dimensioni con battaglie violente.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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