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Illusione aggressività dolore nella terapia di gruppo


Alcuni sentimenti prorompenti e impersonali, o di natura archetipica, quali quelli legati all’illusione e alla negazione, possono meglio circolare ed espandersi in un contesto dotato di capacità multipla di elaborazione e di risposta su diversi piani, così come avviene in un gruppo.
I pazienti motivati a fare l’esperienza del gruppo, percepiscono subito che avranno a che fare con uno strato del loro mondo interno che attiene prima allo psichismo collettivo e alle parti più arcaiche della mente che non alla sua area più comunicabile dalle risorse individuali.
L’oggetto con il quale i pazienti entrano in relazione, ha caratteristiche di dolore, di richiesta di aiuto, di attesa ideale rispetto a ciò che si potrà ricevere. Il gruppo appare subito come munifico di doni e di ricordi, anche persecutori, che giungono dalla memoria delle epoche più primarie dell’esperienza e della vita stessa e si qualificano come nascita corale. In questo conteso, l’analista può apparire come figura paritaria o arricchirsi di valenze multiple, di capacità germinative o di potenza mortifera.
Inizialmente potrà vivere l’esperienza della invasività, della disillusione, della perdita di confini, ma se questi contenuti verranno analizzati, il gruppo tenderà a sistemare le proprie relazioni in un ambiente di interdipendenza e vulnerabilità, con un intenso valore trasformativo. L’elaborazione delle fantasie porterà a rafforzare i legami interni, a sviluppare sentimenti di cooperazione, a diffondere la funzione analitica quale patrimonio comune, a potenziare la ricerca dell’individuazione attraverso lavori di confronto e di autodifferenziazione.
Nel gruppo emerge, meglio che in altri contesti terapeutici, la tendenza che l’origine arcaica e primitiva del dolore mentale ha di manifestarsi alternativamente nel versante somatico e in quello psichico. Può avvenire che lo scambio mentale all’interno del gruppo contenga elementi inconsci non esplicitabili, o non elaborabili all’interno del transfert e che essi tendano ad intasarsi, incistandosi all’interno di uno o più membri del gruppo, o venendo espulsi in toto dal gruppo stesso, rendendosi inaccessibili o scissi.
La risposta sarà l’espulsione di membri che il gruppo ritiene portatori di tali elementi, oppure, sulla base dell’espressione somatica, in forma di malattia, di uno o più pazienti.
Il corpo può essere ritenuto dal gruppo meno pericoloso, più capace di esprimere attraverso un linguaggio e un funzionamento autonomo, parti di esperienza non simbolizzate dalla mente e però raggiungibili attraverso la significazione che il funzionamento corporeo può esprimere.
Capita che pazienti che abbiano fatto esperienza di analisi duale si rivolgano al gruppo per trovarvi possibilità di “esplodere” o di destrutturarsi, di cui l’intimità della relazione singola non gli aveva offerto l’opportunità, o solo per sentirsi rappresentato in modo collettivo e più concreto, o che pazienti che provengono dalla terapia di gruppo scelgano di lasciare per l’intimità della relazione duale. Altre volte, alcuni pazienti di gruppo tendono a ripetere successivamente tranches della stessa esperienza.
Il gruppo in assunto di base (attacco-fuga o dipendenza) deve compiere la sua esperienza prima che possa realizzarsi la condizione di gruppo di lavoro. Non si può pensare che il gruppo trovi subito l’esperienza ideale, e che la sua esistenza incoraggiante e propulsiva di gruppo come oggetto-sé possa neutralizzare i sentimenti persecutori; certamente però la qualità della lotta e dei legami che il gruppo avrà avuto in assunto di base e gruppo di lavoro, la delimitazione della sua angoscia e il suo contenimento all’interno di un transfert di gruppo bonificante potranno contribuire a fornire diversi gradi di interiorizzazione di un’esperienza fondante della personalità e delle sue articolazioni profonde.

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