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Immagini nuove e memoria nel cinema di Resistenza europeo


Dopo il 1970 la guerra clandestina è stata ancora rappresentata, ma quasi esclusivamente dalla televisione, nella maniera controversa e polemica che piace agli spettatori, ma non adatta a una produzione cinematografica. Eppure per venticinque anni la Resistenza è stata rappresentata di frequente nei film e nei lavori dei quattro paesi europei, con una buona risposta complessiva di pubblico. Le differenze di approccio, così forti prima della guerra, che spiegano i contrasti tra le varie produzioni nazionali, non ebbero lunga vita dopo il 1944. Al contrario, ci fu una concezione comune della Resistenza filmata, un modo comune di mostrarla. Inoltre, il cinema della Resistenza contribuì a modificare il “visibile” degli europei attraverso l’introduzione di immagini in precedenza impensabili e inaccettabili. I quattro paesi hanno condiviso la stessa descrizione ella guerra clandestina e i film hanno avuto un ruolo importante nella popolarizzazione della memoria delle Resistenza nel Vecchio Mondo. Eppure, malgrado tutte queste caratteristiche, a dispetto del forte interesse degli spettatori, la Resistenza non è diventata l’epica della moderna Europa. Le motivazioni vanno ricercate innanzitutto nelle esigenze specifiche della produzione che, per sedurre un pubblico indeciso e volubile, doveva rinnovare storie e procedimenti tecnici il più spesso possibile. Registi che erano interessati a filmare la resistenza dovettero uniformarsi alle regole della produzione. Così la guerra clandestina, che nel 1950 era ancora viva nella memoria collettiva, nel decennio seguente fu rappresentata di rado. Il fattore economico spiega perché i registi furono continuamente obbligati ad abbandonare la loro personale concezione del problema. Ricerche recenti hanno sottolineato l’importanza di quella che gli storici definiscono “memoria dominante”. Le istituzioni offrono al pubblico ricostruzioni antagoniste del passato e lottano per ottenere il consenso dei cittadini. Nella memoria collettiva, fino alla metà degli anni 60, la Resistenza ha rappresentato un passato prossimo, una sorta di eterno presente. Tuttavia dato che la rappresentazione della guerra clandestina è stata costantemente modificata, non pote nascere nessuna memoria dominante. In seguito negli anni 60, la Resistenza è ormai storia, cioè un passato da studiare.

Tratto da CINEMA DEL NOVECENTO IN EUROPA di Laura Righi
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