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Infinità negativa e privativa in Cusano



L’universo è l’esplicazione dell’infinità di Dio nella molteplicità e nel tempo. A loro volta tutte le cose sono in Dio, poiché esse hanno in lui la propria origine e il proprio essere. Ma poiché questo avvenga coerentemente, anche l’universo deve avere le stesse caratteristiche di Dio. L’universo sarà allora infinito, ma la sua infinità sarà calcolata come un’infinità contratta nella molteplicità, nelle diverse modalità di attuazione. Ma esiste una differenza sostanziale: nel caso dell’infinità di Dio, si può parlare di un’infinità negativa (assenza di ogni limite). Nel caso dell’universo si deve invece parlare di infinità privativa ossia privo di ogni definitezza. Questo non vuol dire che secondo Cusano esso sia “necessariamente” infinito, ma che non se ne può escludere la possibilità. In questo senso non è molto corretto affermare che sia il precursore del sistema copernicano. Egli vuol soltanto smontare le pretese di costruire rappresentazioni oggettivamente valide dell’universo. L’universo reale è impreciso rispetto alla precisione astratta che l’universo tolemaico impone. L’universo di Cusano è “né finito né infinito” quindi mai perfettamente conoscibile. L’immagine classica del cosmo è in crisi. Sarà con Bruno che si imporrà un’altra nuova concezione infinità dell’universo.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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