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L'Osservazione



Perché è molto importante per lo psicologo della scuola osservare dentro il contesto educativo (in un ambiente ecologico)? Perché lo psicologo tradizionalmente valuta per diagnosticare, oppure per attribuire punteggi relativi a determinati parametri (come l'attaccamento), mentre lo psicologo della scuola si trova in una situazione molto complessa (costituita da insegnanti, bambini, genitori), in cui tutto risulta essere potenzialmente significativo. Per questo motivo la sua deve essere un'osservazione partecipante. D'altra parte non si può progettare un piano di intervento se non si ha conoscenza del contesto --> come si fa a conoscere il contesto (dato che non si possono usare test nel nido)? Proprio attraverso l'osservazione. Inoltre l'obiettivo non è quello di diagnosticare o assegnare punteggi, ma migliorare l'organizzazione del contesto e le dinamiche che avvengono al suo interno.
L'osservazione dello psicologo della scuola deve essere qualitativa, cioè scrivere tutto ciò che succede (e non quantitativa, come quella dello psicologo tradizionale, in cui si danno punteggi e classificazioni).

Osservazione del video: sono presenti due uomini seduti vicino che stanno parlando animatamente. Uno dei due è molto agitato, e gesticola continuamente, probabilmente è arrabbiato. L'interlocutore è anche lui agitato, però gesticola meno e sembra comunque più calmo dell'altro, inoltre cambia spesso posizione con le gambe e le braccia, forse per indicare un certo disagio nei confronti della rabbia dell'altro uomo.

Nell'osservazione naturale noi inferiamo dei significati e delle ipotesi (che possono essere anche molto diverse tra loro a seconda delle persone che le formulano) a partire da alcuni indizi. Ciò accade sempre. Quando osserviamo inoltre  porgiamo la nostra attenzione solo su una parte di ciò che succede, quindi solo una parte degli indizi, perché inevitabilmente le informazioni sono così tante che il nostro cervello non è in grado di elaborarle tutte contemporaneamente.

Osservare vuol dire guardare con molta attenzione qualcosa che poi conserviamo nella memoria. Vi poniamo attenzione perché sollecita in noi interesse e domande a cui cerchiamo risposte, o comunque è qualcosa di rilevante per noi in quel momento (altrimenti non attirerebbe la nostra attenzione). Dato che questo qualcosa è rilevante. si aprono così pensieri, ricordi, interpretazioni, quindi viene attribuito inevitabilmente un significato. Dato che è un'attività dispendiosa, non può durare più di una mezz'ora.

Che cosa emerge da tutto questo processo spontaneo? Ne emerge che ognuno, dello stesso stimolo di base, ha un suo punto di vista, anche molto diverso da quello di tutti gli altri.
Si può dire che una interpretazione è giusta è una sbagliata? Ogni interpretazione di per sè è sensata.

Da tutto ciò si capisce quanto è complesso usare le osservazioni come strumento scientifico di misurazione e di conoscenza, senza che l'osservazione subisca alcuna deformazione o alterazione. Sapendo che inevitabilmente l'osservazione è soggetta a interpretazione, si deve essere consapevoli di ciò, ed essere in grado di distinguere tra elementi descrittivi e interpretazione (sapere che io vedo alcune cose, ma ne potrei vedere anche altre, che le interpreto in un modo, ma potrei anche interpretarle in altro modo) --> è essenziale abbandonare l'idea fittizia di poter essere oggettivi nell'osservazione, e sapere che il nostro rapporto con la realtà è sempre mediato dalle interpretazioni che noi diamo delle cose. Ma  è anche proprio questa divergenza di vedute che permette di avvicinarsi alla realtà --> ci si avvicina all'intersoggettività, che consiste nel mettere insieme, sullo stesso piano, diverse interpretazioni di una stessa cosa.

Cosa si può ricavare da un protocollo osservativo?
Prima di tutto si possono individuare le competenze del bambino. Nell'esempio: il bambino gioca a livello simbolico e imitativo, in parte anche cooperativo, inoltre si accorge degli stati d'animo altrui e li guarda con interesse (anche se ancora non è in grado di intervenire), quindi ha competenze nella sfera socio-emotiva assolutamente nella norma. Il linguaggio però è poco sviluppato.
Poi si può vedere cosa gli piace fare. Ha un bisogno molto forte di continuare a muoversi. Dal punto di vista delle educatrici il bambino non è in grado di seguire le regole, di stare con gli altri, di giocare in gruppo ecc. Però dal punto di vista del bambino ciò che gli piace moltissimo è il gioco motorio. In presenza dell'osservatore l bambino non mostra comportamento aggressivo (che secondo le educatrici di solito mostra, ed è normale secondo loro che non sia aggressivo dato che sa di  essere osservato). Però è anche vero che semplicemente lo sguardo rivolto al bambino permette di restituirgli uno spazio suo, e quindi questo già soddisfa i suoi bisogni, senza dover mettere in atto aggressività. Quindi qual è il consiglio che si può dare alle educatrici per rispondere ai bisogni del bambino (che solitamente è troppo turbolento e aggressivo)? il piano di intervento è duplice: come l'educatrice può relazionarsi al bambino in modo non solo negativo (dirgli cosa non fare) ma anche positivo (riconoscere ciò che fa di buono), e come può organizzare lo spazio per favorire il gioco motorio (che piace molto al bambino). Questo asilo nido nello specifico, come molti asili nido, è molto strutturato, quindi i bambini devono fare tutti lo stesso gioco deciso dalle educatrici e nello stesso momento. Perché? Perché secondo le educatrici i bambini devono imparare a stare nel gruppo e rispettare i limiti. Dato che comunque il bambino deve rispettare già una serie di norme in vari momenti (ad esempio il momento del sonnellino, della merenda, di riporre i giochi nelle scatole --> qua è importante che le regole siano rigorose), il gioco può anche non essere imposto, e si può lasciare al bambino l'opportunità di seguire i suoi interessi. Così le educatrici non devono sempre seguire i bambini e i bambini non sentono la frustrazione di dover fare qualcosa che non vogliono. 

Nel protocollo osservativo si deve sempre riportare l'età del bambino.
Protocollo di Sonia e Greta: la bambina è attratta dalle scarpe con i lacci in velcro e l'educatrice incoraggia il gioco della bambina e la coinvolge. Questa interazione è di tipo diadico (adulto-bambino), faccia a faccia, esclusiva. Vi è inoltre molta enfasi verbale, entusiasmo da parte dell'adulto, gli presta attenzione, basandosi sulla convinzione che così il bambino sarà più ingaggiato e sicuro nell'esplorazione. Questo tipo di interazione è tipicamente occidentale. Nelle comunità a orientamento collettivista invece difficilmente si trova una interazione di questo tipo, dato che lì i bambini imparano tramite imitazione e interazione con i pari, e non tanto con il riferimento sociale. La bambina del protocollo ha buone capacità di comprensione verbale e capacità fisiche sviluppate (comprende lo schema motorio necessario per slacciare e riallacciare il velcro).

Tratto da PEDAGOGIA INTERCULTURALE E DELLA COOPERAZIONE di Mariasole Genovesi
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